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Consorzio, servizi al palo: venerdì il bilancio in assemblea

pippo consorzio

I conti non tornano, e non solo quelli economici. Perché su 11 servizi essenziali da garantire, solo 2 risultano, fra alti e bassi, erogati. Sarebbe questo lo stato attuale del Consorzio per le Politiche Sociali dell’Ambito A1. Fotografia scattata grazie a fonti sindacali, e qualche indiscrezione raccolta dai sindaci afferenti alla zona servita. Intanto, i primi cittadini si dovrebbero riunire venerdì 9 novembre alle 18,30. All’ordine del giorno ci sarà l’approvazione del documento economico-finanziario. Nell’attesa, si cerca di capire quali servizi sono erogati e quale utenza viene aiutata. Una precisazione, però: nello scorso mese di luglio si decise a fronte di disponibilità economiche ristrette di assicurare solo i servizi essenziali. Dal sito internet del Consorzio per le Politiche Sociali si riporta l’elenco integrale dei servizi che corrispondo a 39 tipologie, tra questi 11 – come anticipato – sarebbero di carattere essenziale, quindi quelli che dovrebbero essere necessariamente erogati. Pertanto, da fonti sindacali, si apprenderebbe che ad essere attivi siano solo le attività di assistenza domiciliare per gli anziani e i diversamente abili. A tal punto il dilemma è questo: nei 29 comuni d’ambito cosa sta accadendo? Come si stanno supportando le fasce sociali più deboli: minori, anziani, disabili e indigenti? “Non ci sono soldi” è la motivazione che più volte è stata tirata fuori, in linea con tutte le emergenze. La scure dei tagli ha innegabilmente leso anche l’apparato dei servizi sociali territoriali. Eppure, si viene a conoscenza che l’ex Piano Sociale A1 potrebbe contare ad oggi, compresa la programmazione della III annualità Piano Sociale Regionale per l’anno 2012, in fase di approvazione da parte degli uffici regionali preposti, di circa tre milioni di euro. Di fatto, questi sarebbero molti di più, anche se bisogna sottrarre i debiti contratti nei confronti delle cooperative negli anni, spese legali, emolumenti arretrati. C'è poi da dire che una parte di questi fondi, circa un milione, possono essere destinati esclusivamente alle “non autosufficienze”, in pratica all'assistenza integrata sociosanitaria anziani e disabili, che non si riduce solo in quella domiciliare. Dai calcoli mancherebbero due elementi previsti dalla normativa nazionale e regionale in materia: l’incidenza della compartecipazione degli utenti al costo dei servizi e la compartecipazione dei comuni al costo dei servizi e del personale. Quest’ultimo si conteggia con 7 euro ad abitante, oltre 1 euro per il servizio sociale professionale, 0,52 centesimi per il funzionamento dell’ufficio di piano e le quote di compartecipazione comunali per i servizi rientranti nell’area socio sanitaria. A ciò si aggiungerebbe che i regolamenti che disciplinano ciò non sarebbero stati aggiornati nell’ultimo anno né applicati. Solo di recente sarebbe stato dato un nuovo impulso alla definizione di un regolamento unico di compartecipazione utile anche a definire le modalità di compartecipazione ai servizi integrati socio sanitari tuttavia, approvato in assemblea dei sindaci, ancora deve essere recepito da ogni singolo consiglio comunale. Senza il trasferimento dei fondi da parte dei comuni, l’Azienda Consortile non può programmare tutte le attività e garantirle ai 29 comuni. Dagli ambienti interessati trapela che si stia levando un’aria nuova e che l’assemblea di venerdì sarà un momento di duro confronto.

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