Correva l’anno 2003 quando le logiche spartitorie tra Margherita e Ds suggerirono di sdoppiare l’Alto Calore in due Società: una che si occupasse dei servizi (in dote al fiorellino), l’altra che gestisse il patrimonio (nelle mani della quercia). Dunque, due società, due strutture, due consigli di amministrazione al posto di uno. Così negli anni successivi si è più volte detto che l’Alto Calore più che dare bere ha dato da mangiare. Con lo scioglimento della società patrimoniale sottoscritta negli studi dell’avvocato Pesiri di Avellino, cala definitivamente il sipario sull’anomalia dello sdoppiamento, e la Servizi entra in possesso di tutti gli immobili e gli impianti che fino a ieri erano della Patrimonio. Alla Servizi passa anche l’esiguo numero di dipendenti che prestavano la propria opera per la società sorella. Dall’anno prossimo ci sarà dunque un unico bilancio. L’incorporazione della Patrimonio rappresenta per Acs una boccata d’ossigeno. Tra impianti e immobili sparsi tra l’Irpinia e il Sannio il valore tocca quota 113milioni di euro, poco più del deficit che soffrono le casse di Corso Europa. Brinda al risultato il presidente De Stefano, da sempre contro lo sdoppiamento. E’ una buona giornata per l’Acs, anche se arriva anni dopo lo scioglimento di quei partiti, oggi insieme nel Pd. Ciò non significa affatto, però, che i problemi siano risolti.
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