Seguici su

Ciao, cosa stai cercando?

Canale 58Canale 58

Comuni

Tutte le "giunte" di Mainiero, dodici mesi ad alta tensione

Cambi di casacca, nuovi assessori: cronaca di un anno turbolento

Nella querelle coinvolte anche le segreterie provinciali di Pdl e Udc

Ariano Panorama

È stato un anno tumultuoso e pieno di colpi di scena quello vissuto a Palazzo di Città di Ariano Irpino. In 12 mesi è mutata la fisionomia della maggioranza e si sono succedute due giunte, con l’inserimento di una quota rosa. Ma procediamo con ordine. I primi segnali di insofferenza sono nati certamente a fine 2010 ma il lungo ed estenuante confronto politico ha preso a pieno tutto il mese di gennaio dell’anno che sta per andare in soffitta. È appunto il 27 di gennaio quando il sindaco Antonio Mainiero, dopo circa 40 giorni di vertici di maggioranza, interpartiti, riunioni tra segretari, azzera la prima giunta su richiesta della maggior parte dei movimenti politici che allora sedevano tra i banchi della maggioranza ossia Popolari per Ariano, Pdl, e Udc, e Noi Sud. Tutti i partiti ad eccezione dell’Udc volevano fare un verifica per avere più coinvolgimento nell’attività amministrativa ma soprattutto visibilità. È solo l’Udc che si era battuto con forza per evitare l’azzeramento della squadra. Un noto esponente dell’Unione di Centro infatti nell’occasione aveva parlato di azzeramento e verifica come salto nel buio. La giunta, per la cronaca la seconda del mandato, viene nominata il 31 gennaio: è la stessa della prima. Tra i banchi ci sono ancora Pratola e Leone per l’Udc, Lo Conte con la carica di vicesindaco,  Mastrandrea, e D’Amato per il Pdl, Li Pizzi e Castagnozzi per gli ex Popolari per Ariano. Tutti volevano un cambio di marcia, forse anche di uomini, ma nessuno ha fatto un passo indietro. Scoppia il braccio di ferro sulle deleghe: il Pdl rivendica incarichi di peso. Dopo quindici giorni, esattamente il 15 febbraio, il primo cittadino scioglie il nodo sulle deleghe della sua seconda squadra. La crisi sembra essere ormai alle spalle. Lo vogliamo o no, in ogni modo questo periodo tumultuoso si riversa sull’attività amministrativa, che va a rilento. Arriva la primavera e si risvegliano vecchie diatribe politiche, malcontenti. È in casa dei Popolari che avviene il terremoto.  Un gruppo di consiglieri (Caso, De Pasquale, Grasso e Savino) si distacca dal resto e il 27 maggio crea la Federazione composta da fuoriusciti e Pdl. Per di più in un convegno alla presenza del presidente della provincia Sibilia emerge anche qualche stoccata all’operato dell’amministrazione. È la goccia che fa traboccare il vaso. Il sindaco non ci sta. È il 6 giugno. Consiglio comunale. Avviene il colpo di scena. Si scioglie la seduta. Si apre una seconda crisi. Ma questa volta è lampo. Il 14 giugno Mainiero mostra i muscoli e presenta la terza giunta. Azzeramento senza avviso al punto che il presidente del Consiglio Giovannantonio Puopolo, dichiaratosi di fede piediellina, in apertura di seduta non ha mancato di esprimere il proprio rammarico per questa novità della quale lui non sapeva nulla. Mainiero è entrato ed ha aperto la seduta leggendo un documento ponderoso, in pratica il manifesto della nuova fase amministrativa. Escono dalla Giunta i pidiellini Pino Lo Conte e Giuseppe Mastandrea, oltre a Nicola Castagnozzi ed entrano Carmine Peluso, che lascia lo scranno di consigliere comunale lasciandolo al primo dei non eletti Mario Manganiello, Luigi Cardinale e un rappresentante dei commercianti, Lorenzo Lo Conte. La poltrona di vicesindaco questa volta va a Crescenzo Pratola, il quale da tempo aveva rivendicato questa posizione per il suo partito, l’Udc. Resta in Giunta D’Amato, il quale fa atto di fede verso il sindaco.  In pratica fuori il Pdl entrano in maggioranza i rappresentanti del Nuovo Psi tra cui Scaperrotta e Peluso diventato poi assessore. Ma il problema è tutto all’interno dei partiti questa volta: Santoro, Pannese e Alessandro Iannarone appoggiano la maggioranza. Per loro arrivano le lettere dai probiviri del partito di estromissione. Sono in consiglio con i nomi dei partiti con cui si sono candidati. Altra spaccatura nell’Udc: interviene la segreteria provinciale e sulla base degli accordi politici decreta la fuoriuscita dei suoi rappresentanti. In linea Della Croce e Bongo. Non ci stanno Pratola, e Cirillo che aprono un braccio di ferro con il partito e sostengono l’amministrazione Mainiero. Non finisce qui. Il sindaco può contare su una maggioranza molto risicata: un solo consigliere di differenza. Il pericolo è sempre dietro l’angolo. La minoranza prova a mettere i bastoni fra le ruote: anche se Pd e Socialisti non fanno fronte comune con Pdl e Udc l’obiettivo è lo stesso. Nel frattempo si scatena la ridda. Il posto più ambito è quello della presidenza del consiglio comunale. Cosa ci fa un rappresentante del Pdl su quello scranno? Giovannontonio Puopolo va per la sua strada, chiede pubbliche dimissioni e motivate altrimenti non lascia. Non sono ancora arrivate, ma dulcis in fundo c’è l’ultimo atto politico. L’amministrazione per non attendere la risposta del Tar è costretta ad affrontare il nodo delle quote rosa in giunta. E’il consigliere Santoro che ha voci in capitolo questa volta, spetta al suo partito nominare l’assessore donna, forte della fede mostrata al sindaco. Spunta qualche nome: Rosanna Modugno ma rifiuta. Arriva quindi un esterno:  l’ingegnere Liliana Monaco che prende super deleghe. Si sacrifica Cardinale. IL resto è storia dei giorni di oggi. Ma l’amministrazione ha molti nodi da sciogliere nel 2012: trasporti, opere pubbliche, occupazione, bilancio, pianta organica, e lavorare sulla difesa del Tribunale e sul potenziamento dell’ospedale.

Commenta l'articolo

Copyright © Mediainvest srl - Tutti i diritti riservati - Web Agency: Progetti Creativi
La riproduzione di tutto o parte del contenuto di questo sito è punibile ai sensi delle leggi vigenti
Privacy Policy