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Cultura

Sbarca a Napoli il pittore naif Antonio Ligabue /VIDEO

NAPOLI – Sbarca a Napoli il pittore naif Antonio Ligabue con una mostra che sarà ospitata dall’11 ottobre al 28 gennaio nella Cappella Palatina di Castel Nuovo. Attraverso oltre ottanta opere (cinquantadue oli, sette sculture in bronzo, una sezione dedicata alla produzione grafica con otto disegni e quattro incisioni e una sezione introduttiva sulla sua incredibile vicenda umana) la grande esposizione monografica traccia un excursus storico e critico sull’attualità dell’opera di Ligabue che rappresenta ancora oggi una delle punte più interessanti dell’arte del Novecento. La mostra è promossa dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo con la collaborazione della Fondazione Museo Antonio Ligabue di Gualtieri e con l’organizzazione generale di C.O.R Creare Organizzare Realizzare ed è curata da Sandro Parmiggiani e Sergio Negri, massimi esperti dell’opera dell’artista.La rassegna monografica “Antonio Ligabue” intende far conoscere i diversi esiti dell’opera dell’artista, nel corso della sua attività (dagli anni Venti al 1962), declinati nelle diverse tecniche attraverso le quali Ligabue si è espresso.

La mostra, anche attraverso le scelte di allestimento, rivisita lo sviluppo cronologico (suddiviso in tre periodi, sulla base dello schema interpretativo messo a punto da Sergio Negri) e lo scavo nei motivi cui si dedicò: gli animali esotici e feroci, impegnati in una perenne contesa per la loro sopravvivenza, ma anche quelli vicini all’uomo nella vita domestica e nel lavoro dei campi. Ligabue studiava accuratamente l’anatomia degli animali che rappresentava e le posture tipiche assunte nelle fasi della caccia o del lavoro, desunte dall’osservazione diretta e da varie fonti iconografiche (le figurine Liebig, “La vita degli animali” di Brehm, la frequentazione dei Musei Civici di Reggio Emilia); reinventa il semplice dato di partenza attraverso una pittura in cui si fondono visionarietà espressiva (sia nelle forme che nel colore) e il ricorso a elementi puramente decorativi (i mantelli degli animali, la vegetazione, le carte da parati negli interni, i tessuti delle giacche). Va rimarcato che in molti dei suoi paesaggi padani irrompono, sullo sfondo, raffigurazioni assolutamente reali dei castelli e delle case della natia Svizzera, immagini di quelle radici che tenacemente conservava nella sua memoria. Gli straordinari autoritratti, infine, rappresentano un’orgogliosa dichiarazione del suo valore di artista e della sua identità di persona spesso dileggiata e irrisa – si può affermare che Ligabue visse come “straniero in terra straniera” – e l’impietosa descrizione dei tratti del suo volto, segnati da sentimenti di solitudine e disagio esistenziale, e dal costante presagio dell’esito finale.

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