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Esiste una psicologia sociale del vino che ci consente di delineare il profilo delle persone. Le nostre preferenze enologiche rivelano la personalità, il carattere. Ecco come smascherare una persona snob o un uomo poco raffinato in base alla scelta della bottiglia.
Il romantico. Preparato all’amore e alle delusioni che comporta. Il romantico usa il vino per sedurre o per ovviare ai dispiaceri di un rifiuto. La scelta ricade sempre sullo Champagne. Indiscutibilmente rosè. Il Rosé di Billecart-Salmon è il solito grande classico molto scolastico. Vino con poca personalità, ma è questione di gusti. Il suggerimento è variare con la prestigiosa versione Cuvée Elisabeth 2000, con molta più materia ben argomentata. Non me ne vogliano i romantici, ma rimane il solito rosè.
Il diamante grezzo. Più grezzo che diamante. È il figlio del bevitore incallito. In quanto tale, si spinge un po’ oltre suo padre, ma mai troppo. Non beve l’aceto, ma offende comunque i vini.
È semplice individuarlo. Tendenzialmente sceglie Tavernello, acqua colorata. Quando si illude di fare bella figura, sceglie di insultare la cultura del vino con una bottiglia prodotta da Cantine Sociali. Prezzi commoventi grazie alle uve provenienti dai vigneti più scarsi d’Italia.
Tristi statistiche rilevano che due italiani su quattro bevono vini delle cantine sociali mentre gli altri due li deridono in pubblico sorseggiando vino D.O.C.
Snob. In perenne contrasto con il (diamante) grezzo. È alla ricerca di ciò che nessuno conosce, chiede i vini più rari, che gli piacciono o meno. Quando il volgo scopre il suo vino preferito passa immediatamente ad un altro. Cambia vino come cambia abito. Passa dal classico Brunello di Castello Banfi al Breg Gravner, firmato dall’inimitabile Josko Gravner.
Intenditore. Il vero conoscitore di vini rifugge dalla produzione industriale. È portato a scegliere sempre le piccole cuvées, i gioielli esclusivi poco adatti al portafoglio della plebe. Se il vino merita può addirittura propendere per cantine insolite e prezzi quasi accessibili.
Il vino dell’intenditore è un Taurasi DOCG delle cantine antiche e piccole. Il più lontano conoscitore Tito Livio, nella sua Ab Urbe Condita, descrive una Taurasia dalle vigne opime.
Maria Froncillo

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