Mite, riservato, di poche parole. Poche, ma evidentemente efficaci e dirompenti, se persino una testata nazionale importante come Repubblica decide di dedicargli un'intera pagina del suo inserto settimanale, ''Il Venerdì''. Protagoista è il Vescovo di Avellino Monsignor Arturo Aiello, nominato da Papa Francesco all'inizio dell'estate. L'articolo, firmato da Stella Cervasio, porta il titolo ''Dio, Viagra e Tenco: Il Vescovo canta fuori dal coro''.

Nel pezzo vengono ripercorsi i passaggi che hanno suscitato curiosità e in qualche caso scalpore. A partire dall'ormai famigerata frase: ''Per risollevare questa città ci vorrebbe il viagra''. Nessun messaggio subliminale - ha poi chiarito il prelato - ma solo il desiderio di richiamare ad una vivacità culturale di cui si sente il bisogno.

C'è poi la passione per la musica. ''Il Venertdì'' cita quanfo il Vescovo, durante una messa, ha imbracciato la chitarra per suonare una canzone di Luigi Tenco, ''Vedrai Vedrai''. Non è una novità, già il giorno della sua nomina, nel messaggio di insediamento, Aiello aveva fatto ricorso a Fabrizio De Andrè. Insomma, il ritratto è quello di un uomo di chiesa fuori dal coro, che per schierarsi dalla parte dei migranti menziona niente di meno che l'ateo padre del comunismo, Karl Marx: A chi arriva bisogna dare ''il pane e le rose''; dunque accoglienza e ospitalità, ma anche una speranza di futuro.

Aiello non cerca riflettori, il clamore sembra infastidirlo, e come Ungaretti dice: ''Lasciatemi così, come una cosa posata in un angolo e dimenticata''.

''Cerco di fare il pastore – dichiara al settimanale - stando vicino a chi ha bisogno. Non ho un profilo Facebook, non uso i social: appartengo all'età della pietra, preferisco guardare la gente negli occhi''.