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Sannio

Tentato omicidio pluriaggravato, tentata estorsione, rapina: vasta operazione della Polizia di Stato

È in corso, dalle prime luci dell'alba, una vasta operazione della Squadra Mobile di Benevento, con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine di Roma, Napoli e Pescara, del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria di Palermo e di personale della Polizia Penitenziaria di Benevento, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento.

In particolare, sono in corso numerose perquisizioni personali, locali ed informatiche, con conseguente sequestro di corpi del reato o cose pertinenti al reato nei confronti di persone libere residenti nel Sannio, persone detenute presso la locale casa circondariale e soggetti detenuti presso la casa circondariale di Augusta (SR), nonché l’esecuzione di una misura cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Benevento, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un detenuto per altro presso la casa circondariale di Augusta (SR), ritenuto gravemente indiziato, quale mandante, di tentato omicidio pluriaggravato, porto illegale d’arma, tentata estorsione pluriaggravata e rapina pluriaggravata nei confronti della ex compagna.

IN AGGIORNAMENTO ORE 12.38

IL DETTAGLIO DELL’INDAGINE

A seguito di una mirata, tempestiva ed articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Benevento, questa mattina hanno dato esecuzione alla ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Benevento, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un uomo, attualmente detenuto per altro presso la casa circondariale di Augusta (SR), ritenuto gravemente indiziato, quale mandante, in concorso con uno o più soggetti liberi allo stato non ancora identificati, del delitto di tentato omicidio pluriaggravato (tentato femminicidio), porto illegale d’arma, tentata estorsione pluriaggravata e rapina pluriaggravata nei confronti della ex compagna. 

Le indagini sono state avviate in occasione del grave episodio delittuoso avvenuto la mattina del giorno 11 novembre quando gli investigatori della Squadra Mobile raggiungevano un’abitazione di Benevento, dove era stata segnalata l’esplosione di un colpo di arma da fuoco nei confronti di una donna, rinvenuta sul pianerottolo mentre perdeva sangue dalla testa e rapidamente trasportata in ospedale, dove le veniva riscontrata una “frattura chiusa della volta cranica” con un corpo estraneo conficcato al lato sinistro della fronte. 

“Escussa a s.i.t. la vittima chiariva di essere stata attinta alla testa da un colpo d’arma da fuoco – spiega il procuratore della Repubblica Aldo Policastro -  sparato a bruciapelo sul pianerottolo di casa, di essersi accasciata al suolo, pur non avendo perso i sensi e di essersi finta morta, potendo così vedere il killer che entrava nell’appartamento da lei abitato frugava nella sua borsa e vi usciva portando con sé i suoi telefoni cellulari e- come accertato solo successivamente-anche la somma di euro 2000,00. 

Nella medesima mattinata venivano acquisite le immagini di videosorveglianza delle zone pertinenti al luogo del fatto e come indicato dalla persona offesa, emergeva che l’autore dei fatti si era allontanato indossando un casco integrale a bordo di uno scooter, risultato di provenienza furtiva in quanto rubato a Napoli e trasportato e nascosto a Benevento alcuni giorni prima del fatto pronto per essere utilizzato per l’azione criminosa.

Nel corso delle prime attività investigative venivano sequestrati un bossolo calibro 6,35 e la relativa ogiva estratta direttamente dalla fronte della p.o. nonché i due telefoni cellulari in uso alla persona offesa, di cui si era disfatto l’autore del fatto a breve distanza dal luogo del reato dopo aver provveduto a danneggiarli per tentare di distruggere le prove della responsabilità del prevenuto poi rinvenute sugli stessi.

Infatti, la successiva analisi forense effettuata sui menzionati telefoni consentiva di recuperare alcuni fondamentali messaggi dai quali emergeva chiaramente che l’uomo oggi colpito da ordinanza cautelare aveva maturato il proposito di attentare alla vita della ex compagna già diversi giorni prima del tentato omicidio perché non tollerava l’interruzione della relazione, che li legava da tempo, e dei colloqui in carcere da parte della donna e la nuova vita sentimentale della stessa e pretendeva, a causa di ciò, che la stessa abbandonasse l’appartamento in cui avevano convissuto e l’attività commerciale da lei gestita da tempo, asseritamente di sua appartenenza.

Nei messaggi alla donna l’attuale indagato la minacciava reiteratamente che l’avrebbe fatta sparare, le avrebbe fatto incendiare tutto quanto posseduto dalla stessa e dalla sua famiglia, dalla casa alla macchina alle attività commerciali dalla stessa gestite e le avrebbe fatto, altresì, terra bruciata intorno, costringendola in tal modo ad andar via da Benevento, quale pena da pagare per essersi allontanata da lui, tutte minacce reiterate in più di una occasione.

Venivano, quindi, avviate attività di intercettazione, tra l’altro, su più utenze in uso all’indagato, sia pure in stato di detenzione, dalle quali emergeva che l’uomo, dopo aver appreso del fallimento del tentativo, affermava senza mezzi termini che, nonostante fosse detenuto, aveva ugualmente la possibilità di far uccidere chiunque, in qualsiasi momento, fin dentro il letto di casa, ed anche con estrema facilità, potendo contare su numerose amicizie, maturate anche in ambiente carcerario, con soggetti pronti a raggiungere Benevento, a colpire ed andare via.

Continuava a pretendere, inoltre, che la vittima e la sua famiglia dovevano restituirgli il bar altrimenti sarebbero morte entrambe, madre e figlia (odierna vittima del tentato femminicidio contestato) e che stava aspettando che uscisse di galera il padre della vittima per far uccidere anche lui, oltre a voler far saltare in aria il bar con delle bombe che aveva nella sua disponibilità, a riprova della fitta rete di uomini di fiducia disposti ad eseguire i suoi ordini anche quelli più gravi e complessi.

Non lesinava, peraltro, in ulteriori conversazioni, continue minacce di morte e/o di spedizioni punitive di altro genere anche contro i presunti nuovi compagni della donna, attuali ed eventualmente futuri, nonché contro tutti i soggetti rei di essersi schierati dalla parte della donna ed otteneva dal proprio interlocutore, soggetto libero, un controllo morboso e quotidiano sugli spostamenti e le frequentazioni della vittima, così dimostrando di poter contare di una fitta rete di appoggio fatta anche di soggetti liberi che gli consentivano anche, nonostante lo stato di detenzione, di monitorare, fino al giorno dei fatti, finanche tutto quanto avveniva nell’attività commerciale da lui rivendicata mediante un impianto di videosorveglianza direttamente collegato al proprio cellulare.

Emergeva anche che l’indagato intrecciava rapporti con numerosi soggetti disponibili a farsi intestare fittiziamente attività commerciali anche dopo il grave evento.

Ed ancora rappresentava in più di una occasione che la cessazione della relazione sentimentale, evidentemente decisa dalla donna e da lui mal subita e vissuta come un’onta, doveva portare con sé la fine di tutti i “benefici” ad essa connessi.

Alla luce degli esiti di tutte le attività di indagine e delle intercettazioni,  emergevano, dunque, gravi indizi in ordine alla circostanza che l’indagato avesse premeditato e ordinato l’omicidio della donna per  il risentimento e la rabbia per la fine della relazione con la stessa che, resistendo strenuamente a tutte le minacce subite, da mesi non si recava più a colloquio, pretendendo di costringerla, conseguenzialmente,   a lascargli il bar– del quale non risulta neppure formalmente proprietario –  e l’appartamento di via Ferrara n. 2/B, in cui la donna continuava ad abitare.

Tale movente si accompagnava anche al  suo sospetto che la donna stesse progettando di uccidere il figlio quale ritorsione per tutte le minacce da tempo subite ad opera dell’indagato. 

Sempre nel corso della mattinata odierna, contestualmente all’esecuzione della predetta misura cautelare, con l’ausilio di personale del Reparto Prevenzione Crimine e della Polizia Penitenziaria, al fine di accertare compiutamente i fatti ed in particolare, al fine di giungere all’identificazione dei correi e della  vasta rete di appoggio al detenuto, sono state eseguite perquisizioni personali, locali ed informatiche, con conseguente sequestro di corpi del reato o cose pertinenti al reato nei confronti di 28 soggetti liberi residenti nella provincia di Benevento, 2 soggetti detenuti presso la locale casa circondariale e 10 soggetti detenuti presso la casa circondariale di Augusta (SR).

Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati n. 3 telefoni cellulari presso il carcere di Augusta, numerosi altri, oltre pc e tablet, da esaminare,  presso le abitazioni, 3,50 gr. di Hashish con segnalazione per art 75 dpr 309/90, 4,30 grammi di cocaina con arresto in flagranza del possessore, numerosi titoli di credito di importo rilevante su cui saranno svolte indagini.

 Infine, in data odierna, è stato portato ad esecuzione e notificato al detenuto, sempre su ordine della Procura della Repubblica di Benevento, il provvedimento di esecuzione di pene concorrenti nei confronti di condannato già detenuto con il quale, in seguito a decisione della Cote di Assise di Benevento, in funzione di giudice dell’esecuzione, su richiesta della medesima procura, applicava l’ergastolo ma con l’isolamento diurno per  la durata di anni uno e pene accessorie, atteso che lo stesso doveva espiare oltre l’ergastolo una pena cumulata di anni 26 e mesi 8 di reclusione, per altre condanne.  

Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Anche il provvedimento adottato di applicazione di pene concorrenti è soggetto ad impugnazione da parte del condannato”.

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