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Il calcio italiano riparta dalla vittoria degli Europei

Inutile negarlo: il calcio italiano non se la sta passando benissimo. Le difficoltà economiche in cui versano quasi tutte le società professionistiche e dilettantistiche del Belpaese suonano come un campanello dall’allarme per tutto un movimento che deve necessariamente fare i conti con la realtà dei fatti. Nonostante tutto, l’Italia di Roberto Mancini è riuscita nella straordinaria impresa di vincere per la seconda volta nella propria storia i campionati Europei regalando a tutti i tifosi azzurri una gioia che difficilmente dimenticheranno.


Roberto Mancini è l’uomo del destino
L’uomo decisivo ai fini dello straordinario successo azzurro è stato Roberto Mancini. Il tecnico di Jesi, ex stella della Sampdoria e della Lazio, quando fu scelto per ricoprire il ruolo di CT fu costretto a fare i conti con una situazione disperata, soprattutto dal punto di vista emotivo. La mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 maturata sotto la gestione Ventura ha rappresentato con ogni probabilità il punto più basso della storia del calcio italiano e ripartire sarebbe stato difficile per chiunque. Mancini, però, ha dimostrato di non essere il primo di turno e sin dalle prime uscite a capo del gruppo azzurro ha dimostrato di avere le idee chiare sul da farsi. Puntare sulla difesa a quattro, dare fiducia ai giovani e responsabilizzare i giocatori con maggiore esperienza sono stati i segreti del successo di una squadra che in due anni e mezzo si è riportata nella TOP 10 del Ranking FIFA, ha vinto a mani basse il proprio girone di qualificazione agli Europei, si è qualificata alle Final Four di Nations League e al 9 di agosto, secondo le scommesse calcio di Betway, a quota 8,00, si presenta ai prossimi Mondiali di Qatar 2022 come una delle squadre da battere. Dopo anni difficili, l’Italia del calcio guarda al futuro con ottimismo e si gode un pacchetto di giocatori che ha ben poco da invidiare alle migliori selezioni a livello mondiale. Chiesa, Zaniolo, Pessina, Insigne, Verratti e Barella rappresentano il presente e il futuro di un movimento che finalmente sta riuscendo a esprimersi al meglio.



L’importanza dei settori giovanili e della programmazione
Tra i segreti del successo europeo degli azzurri ci sono i tanti giovani che sono stati lanciati in prima squadra in Serie A in questi anni e che sono stati subito premiati da Roberto Mancini con una convocazione. Solo tre anni fa, Barella era sì un buon prospetto, ma era reduce da una salvezza sofferta con indosso la maglia del Cagliari. Nel giro di tre anni il centrocampista sardo è diventato una delle colonne portanti dell’Inter campione d’Italia e del centrocampo della Nazionale, ha fatto il suo esordio in Champions League e ora a 24 anni è uno dei pochi insostituibili della rappresentativa azzurra. Il percorso compiuto da Barella è molto simile a quello compiuto dai vari Chiesa, Kean, Zaniolo, Locatelli e Bastoni, che nel giro di pochissimo tempo hanno compiuto il definitivo salto di qualità e che ora sono tra i migliori giocatori al mondo nel proprio ruolo. Dopo anni di stallo, qualcosa è cambiato e finalmente si iniziano a raccogliere i frutti dell’ottimo lavoro svolto nei settori giovanili dei club e delle nostre rappresentative Under. Investire nella formazione dei giocatori, non solo a livello sportivo ma soprattutto a livello umano ed emotivo, è uno dei segreti del successo dell’Atalanta, che seguendo questa politica è riuscita a regalarsi la Gewiss Arena e a crescere di anno in anno sino a diventare una delle migliori squadre a livello europeo nonostante abbia disponibilità economiche molto inferiori rispetto alle rivali del continente. Sulla scia di quanto fatto dall’Atalanta, anche il Sassuolo, il Cittadella, il Venezia e lo stesso Milan hanno compreso l’importanza strategica dei vivai e la sensazione è che nei prossimi anni Mancini avrà a disposizione degli ottimi giovani che potranno compiere il definitivo salto di qualità da un momento all’altro.

La recente vittoria del campionato Europeo è un traguardo importantissimo per il nostro movimento ma non può e non deve rappresentare un punto d’arrivo, bensì un punto di partenza. I recenti successi dell’Italia di Mancini lasciano intendere che la strada intrapresa è quella giusta, ma il lavoro da fare per raggiungere il livello dei nostri vicini europei è ancora immenso e fermarsi sul più bello sarebbe l’errore più grave che potremmo commettere.

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