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Napoli calcio: cosa non ha funzionato? Analisi della stagione flop degli azzurri

Non è passato nemmeno un anno da quando la piazza di Napoli ha festeggiato il terzo scudetto, il primo dopo l’era di Diego Armando Maradona. Un successo incredibile, inseguito per ben 33 anni, che in molti pensavano addirittura che non si sarebbe più verificato. Il trionfo dei partenopei non fu certo dovuto al caso: la formazione azzurra, guidata per il secondo anno di fila da Luciano Spalletti, registrò un vantaggio di 16 punti sulla seconda in classifica e si qualificò per la prima volta nella sua storia ai quarti di finale di Champions League. Tempi che non sono mai sembrati tanto lontani: secondo le quote di oggi sullo Scudetto l’Inter sta percorrendo una strada in discesa verso il titolo nazionale e il Napoli non è minimamente contemplato nella corsa, dato che è sprofondato verso il centro della classifica, costretto ad inseguire per tentare un difficile aggancio alla zona Europa che conta. A questo punto anche la qualificazione alla prossima edizione della Champions è fortemente in pericolo.

Con l’addio di Spalletti era fisiologico che gli azzurri avrebbero faticato un po’ a conservare il ritmo della passata stagione, ma tra gli addetti ai lavori in pochi avrebbero predetto un crollo tanto verticale. Per favorire quantomeno una continuità tattica e proseguire quindi col modulo 4-3-3, Aurelio De Laurentiis finì con l’eleggere come nuovo allenatore Rudi Garcia, che aveva già avuto un’esperienza in Serie A sulla panchina della Roma. In realtà pare però che la prima scelta del presidente del Napoli come sostituito di Spalletti fosse stata individuata in Luis Enrique, che sarebbe stato il primo di ben 7 allenatori che avrebbero rispedito l’offerta al mittente. Si sono fatti i nomi di Julian Nagelsmann, Sergio Conceição, Vincenzo Italiano, Thiago Motta, Paulo Sousa e Christophe Galtier. Il condizionale è d’obbligo e si narra che con alcuni di loro ci sarebbero stati dei semplici colloqui, comunque non andati a buon fine. L’impressione che ne è derivata è che in questo momento la panchina del Napoli spaventerebbe i nuovi allenatori. Si sa, De Laurentiis è sempre stato vulcanico, ma ha avuto anche diverse intuizioni importanti negli anni. Lo stesso Spalletti, tuttavia, era finito allo scontro col numero uno azzurro e anche i suoi predecessori non si erano lasciati bene con ADL: persino un totem come Carlo Ancelotti fu criticato dalla tifoseria. Sulla scia del fresco successo e con una rosa tanto quotata, in ogni caso, De Laurentiis era convinto che difendere lo scudetto sarebbe stato possibile anche con risorse minori rispetto a quelle dell’anno scorso.

Naturalmente, anche le operazioni di mercato hanno giocato un ruolo fondamentale e con la partenza di Cristiano Giuntoli si è perso un ottimo punto di riferimento per le trattative in entrata e in uscita. Kim è stato ceduto in estate al Bayern Monaco di fronte ad un’offerta irrinunciabile, ma non è stato rimpiazzato a dovere. Il nuovo arrivato Natan non ha saputo tenersi stretti i ranghi da titolare e così i vari Rudi Garcia, Walter Mazzarri e Francesco Calzona hanno dovuto rispolverare Juan Jesus per guidare la difesa. I tifosi hanno lamentato dunque una scarsa programmazione del mercato, che si è tradotta anche con una cattiva gestione della situazione di Victor Osimhen. De Laurentiis ha rifiutato proposte faraoniche per il centravanti nigeriano, ma il giocatore non è rimasto soddisfatto del nuovo Napoli e il presidente ha già lasciato intendere a chiare lettere che a fine anno non farà più parte della rosa partenopea. Perché non venderlo subito per alimentare la rifondazione, allora? Un discorso che si potrebbe estendere anche a Khvicha Kvaratskhelia, che non ha più ritrovato la luce che lo aveva illuminato nei suoi primi mesi in Italia. Il georgiano è stato uno degli idoli dello Scudetto ed è stato trattenuto praticamente a prescindere dal rendimento. Anche la cessione repentina di Eljif Elmas a metà campionato ha lasciato un po’ di amaro in bocca.

Va da sé che con tutte queste premesse non sarebbe stato facilissimo gestire un gruppo di giovani giocatori già appagati da una vittoria a suo modo storica. Così, già a inizio stagione Rudi Garcia ha dovuto fare le spese della mancanza di coesione della squadra. Se un anno fa erano tutti uniti per arrivare a vincere il tricolore, oggi molti singoli elementi della rosa sognano giustamente di attestarsi definitivamente ai più alti livelli. Lo stesso Osimhen aveva dichiarato che gli sarebbe piaciuto un giorno giocare in Premier League. Il bomber reagì in maniera stizzita nei confronti del mister francese in occasione di Bologna-Napoli, ma prima ancora di lui fu Kvaratskhelia a mandare a quel paese il tecnico, poi si aggiunse anche Politano. Una volta esautorato, Garcia è stato direttamente esonerato, ma in mancanza di alternative valide De Laurentiis si è dovuto affidare giocoforza al vecchio amico Walter Mazzarri, che ha ottenuto risultati ancora peggiori. La situazione attuale è chiara: Calzona ha ben poco da perdere...

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