Le parole del direttore sanitario Nicola Battista lasciano intravedere trame oscure regie occulte dietro la sospensione temporanea dell’attività della Clinica Malzoni. Il provvedimento è stato licenziato dal comune di Avellino mitigando la richiesta dell’Asl che ne aveva addirittura chiesto la chiusura. Per Palazzo di Città si è trattato di un atto dovuto ed indifferibile. Secondo l’Asl la clinica è ''carente di requisiti minimi strutturali, tecnologici, organizzativi, ed è sprovvista del titolo autorizzativo”. La sospensione dell’attività comporterebbe le dimissioni dei pazienti attualmente ricoverati e l’impossibilità di prenderne di nuovi. Ma l’azienda ha già annunciato ricorso al Tar che si pronuncerà a breve. Si spera nella cosiddetta sospensiva del provvedimento di sospensione. Il problema di fondo resta l’adeguamento della struttura, costruita nel lontano 1956, alle nuove normative, precondizione necessaria per accedere all’accreditamento presso la Regione Campania, cioè al sostegno pubblico.
In apertura di consiglio comunale il sindaco ha spiegato che mentre l’Asl aveva chiesto la chiusura, il comune si è limitato alla sospensione per evitare disagi anche ai dipendenti. In questo periodo i rappresentanti legali della clinica potranno attivare tutti i meccanismi necessari a riottenere l’accreditamento. ''Il comune- ha detto il sindaco- farà di tutto per agevolare tale procedura’’.
Ma tra i sindacati la preoccupazione per il futuro dei posti di lavoro, circa 200, resta alta, anche perchè la chiusura della casa di cura metterebbe a rischio tutto il gruppo.
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