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Camera di Commercio, Bruno resiste. E' muro contro muro

Doveva essere il Consiglio della tregua, per i più ottimisti dell'intesa, e invece alla Camera di Commercio Irpinia-Sannio il caos è totale e il commissariamento, in vista del voto sul bilancio, appare sempre più probabile.

Dopo una serie di botta e risposta, il fronte dei dissidenti ha abbandonato la sala, facendo venire meno il numero legale. Dei 27 presenti su 33, al proprio posto sono rimasti in 15. Eppure alla vigilia sembrava ci fossero margini di dialogo. Invece la seduta, convocata per discutere proprio della situazione politico-amministrativa dell'ente, si è trasformata in un muro contro muro.

Nel suo intervento il presidente Bruno ha ripercorso quanto fatto dall'insediamento ad oggi. In particolare, si è soffermato sullo stato di salute della Camera sannita, compromesso, e dell'Azienda speciale Valisannio: ''Sono rimasto sconcertato per quello che ho trovato'', tra sprechi e poca trasparenza. Proprio su Valisannio, oggetto di polemica, Bruno ha proposto di riformarla: ''Non può avere più consiglieri di amministrazione che dipendenti'', ha detto. E ha ipotizzato di trasformarla in una società in house.

Il presidente poi ha parlato di ingerenze esterne, ha respinto l'accusa di comportarsi da uomo solo al comando, ha illustrato l'accordo siglato con l'Istituto di Servizi per il Mercato Autonomo Agricolo Alimentare, il lavoro svolto in vista del  prossimo Vinitaly. Ha precisato, inoltre, di non aver mai utilizzato auto o autisti della Camera, né di aver presentato una nota spese a carico dell'ente.
''Non voglio fare il presidente a vita'', ha aggiunto Bruno. ''Voglio solo lasciare la Camera in condizioni migliori di come l'ho trovata. Gli atti adottati fino ad ora erano per lo più dovuti. Sono qui per confrontarmi sulle cose da fare, non su polemiche sterili e attacchi strumentali. Voglio costruire e non demolire. Non mi dimetto – ha tuonato- neanche se mi sparano''.

Ben venga il commissariamento dunque, servirà a fare chiarezza. Per l'ampio e variegato fronte dei dissidenti, è intervenuto Berardino Pesce, in quota Cna. Pesce ha ripercorso tutte le vicende che hanno portato alla designazione di Bruno: dalla candidatura di Mastroberardino all'elezione della giunta, dall'assenza di un programma alle presunte promesse di poltrone e al mancato di rispetto degli accordi. Alla fine, Pesce ha ribadito la richiesta di dimissioni, escludendo però le proprie e quelle dei consiglieri critici.

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