Era il 7 marzo 2020 quando per la prima volta in Irpinia un tampone naso faringeo risultò positivo al Covid-19. Da quel giorno la provincia e in particolare Ariano Irpino, si trovarono a fare i conti con la pandemia. I primi casi furono individuati tutti sul Tricolle, una situazione che determinò la zona rossa per la città, la prima del sud Italia. L’ospedale Frangipane, che solo qualche giorno prima aveva inaugurato la tenda per il pre-triage, si ritrovò al centro della tempesta che avrebbero segnato, per forza di cose, l’Irpinia intera. Il lockdown imposto dal governo arrivò solo quando ad Ariano erano già calate le serrande di ristoranti e negozi, la paura aveva preso il sopravvento. Una sensazione di impotenza che ancora oggi, due anni dopo, resta viva e presente. 48 mesi in cui il virus si è portato via 502 irpini, e aggredito oltre 61mila persone. In pratica il 15% della popolazione della provincia ha contratto l’infezione. “A due anni di distanza – ha sottolineato però la Morgante, manager dell’ASL di Avellino, - possiamo dire che dall’esperienza del Covid la sanità ne esce rafforzata”.
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