Che qualcuno sulla vicenda dell’assistenza domiciliare negata abbia fatto il gioco delle tre carte è pacifico. Il problema è capire chi, visto che i due fronti si lanciano accuse reciproche di strumentalizzazione, incapacità e inadempienza. Se Florio è riuscito a rassicurare i sindaci dell’Asl, che pure erano insorti, non è invece riuscito a convincere la Cgil, il sindacato che ha portato sotto gli uffici del direttore generale decine di pazienti accompagnati dai familiari. Nell’incontro con i primi cittadini il manager ha chiarito che l’assistenza domiciliare non è interrotta. Resta un servizio attivo’’. Ha ammesso, però, che l’Asl è stata costretta a tagliare visto che quest’anno c’è stato uno sforamento del 50% rispetto al budget previsto. Ha anche spiegato che le direttive impongono per l’assistenza un tempo massimo di 180 giorni. Su tremila pazienti, solo 653 sono stati dimessi. Secondo l’Asl la confusione creata è dovuta ad una difficoltà di comunicazione. Le giustificazioni del manager non sono però per nulla piaciute al sindacato. E così Petrozziello tuona: ‘’Pur di non ammettere l’errore, Florio sigla una brutta figura maggiore dell’autogol di cui si è reso protagonista sospendendo l’assistenza ai pazienti’’. Gli fa eco il segretario della funzione pubblica Marco D’Acunto: ‘’Di fatto l’assistenza è stata negata per due settimane. E se c’è stato un difetto di comunicazione è sempre all’Asl che va imputato. Ora chiediamo che venga immediatamente comunicato ai pazienti cosa fare per vedersi garantita e ripristinata l’assistenza. Se  ciò non avverrà a partire dal primo gennaio, sarà evidente che l’interruzione del servizio è stata ritrattata solo grazie alle pressioni del sindacato’’.