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Irisbus, ecco la lettera degli operai a Floris. Il giornalista: ''Ce ne occuperemo''/lntervista al conduttore di Ballarò

Ecco il testo della lettera consegnata dagli operai irisbus a Giovanni Floris, conduttore di ''Ballarò'' in occasione della presentazione del libro di Andrea Covotta tenutasi ieri ad Ariano Irpino (in basso il servizio che racconta l'irruzione degli operai al convegno):
''Caro Floris
Siamo gli operai della Fiat Irisbus di Valle Ufita, organizzati nel comitato Resistenza Operaia, non vogliamo disturbare il suo dibattito di oggi, ma vogliamo solo chiederle di raccontare la nostra storia.
Tanti ,infatti, ci dicono che la Rai è la rete dello Stato, cioè nostra, ci costringono a pagare il canone raccontandoci la favola della “Rai sei anche tu”, ma poi constatiamo che spesso dei problemi reali che la gente vive si parla poco o niente. 
Ci si avvita piuttosto in discussioni macchinose, aleatorie, inconsistenti. 
Solo raramente qualche giornalista coraggioso toglie i riflettori a chi finge di programmare l’Italia in giacca e cravatta e riesce a spostare l’attenzione su chi invece l’Italia la fa in maniera reale.
Ecco perché le chiediamo di ospitarci nella sua trasmissione, per raccontare l’Italia che soffre, ma che continua a resistere.
Lei dice di voler raccontare l’Italia della gente, non quella delle favole e noi per questo motivo vogliamo affidarle la nostra vicenda.
In breve le anticipiamo che siamo 700 operai e che per noi tutto è iniziato il giorno / luglio 2011, quando abbiamo saputo da un articolo di giornale che Fiat voleva cedere la nostra fabbrica ad un imprenditore che non poteva garantire l’assunzione nemmeno ad un terzo della forza lavoro presente nello stabilimento, un certo Di Risio noto oggi anche per la triste vicenda di Termini Imerese.. Dal 7 luglio 2011 la fabbrica in questione è stata ferma per cinque mesi durante i quali gli operai hanno scioperato in presidio permanente davanti ai cancelli.
Da gennaio 2012 Fiat e Marchionne con un accordo –ricatto col sindacato ci hanno messo in cassa integrazione per chiusura dell’attività , senza alcuna certezza per il futuro nostro e delle nostre famiglie.
Ma il paradosso è che la nostra è l’unica fabbrica in Italia che produce autobus, cioè un bene pubblico necessario a tutto il Paese.
Sappiamo che il parco autobus in Italia è obsoleto e pericoloso, sappiamo che per questo motivo incombe su di noi anche una multa europea, sappiamo che le reggioni e lo Stato per mettersi in regola e garantire dignità e sicurezza nei servizi dovrebbero rinnovare quasi per intero il parco autobus esistente ( si parla di 20000 autobus entro il 2014 e 30000 entro il 2016).
Nonostante ciò la Fiat decide di chiudere la nostra fabbrica dalla sera alla mattina nel silenzio assoluto delle televisioni e nell’impotenza volontaria della politica parlamentare e del sindacato nazionale.
Abbiamo incontrato tutti gli onorevoli di tutti gli schieramenti, dal Pd al Pdl passando per la Lega e l’Italia dei Valori, abbiamo scritto e fatto presentare emendamenti ed ordini del giorno sul nostro caso, abbiamo semplicemente chiesto alla politica di finanziare il Piano Autobus che serve a tutta l’Italia e apre il mercato necessario per far vivere la nostra fabbrica, ma è passato un anno dalla decisione unilaterale di Fiat ed ancora nessuna luce si vede all’orizzonte anzi le cose continuano a peggiorare.
Chiudere questa fabbrica sarebbe veramente da irresponsabili perché vorrebbe dire che quando l’Italia dovrà ordinare gli autobus di cui necessita saremo costretti a prenderli da altre nazioni e paradossalmente potremmo anche prenderli da altri stabilimenti Fiat ma che producono in Francia o in Repubblica Ceca e poi ci parlano di crisi e di spread!
Inoltre qui in Irpinia questa fabbrica rappresenta la punta più importante di tutta l’industrializzazione presente.
Intorno ad essa infatti è nato un indotto che non avrà più modo di esistere e nella nostra provincia già si contano ottantamila disoccupati su una popolazione di circa quattrocentomila persone, togliere altro lavoro qui significa ridurci veramente alla fame e metterci ancora di più nelle mani della malavita.
Questa è in maniera veloce la nostra storia, noi stiamo tentando di cambiarne la fine e le chiediamo di farcela raccontare perché non ne possiamo più di studi televisivi adornati di personaggi finti che fingono di dividersi sul “sesso degli angeli”…la vera Italia è molto lontana da questi Palazzi di sabbia…''.

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