Il signor Antonio Felice Capobianco, di Frigento, racconta a fatica quell’esperienza. Scavare nella memoria non è facile; ricordare la tragedia della deportazione, la sofferenza della prigionia, i lavori forzati, è dura.
Tra i premiati con la medaglia d’onore, Capobianco è l’unico ancora in vita. Fu fatto prigioniero, come quasi tutti, l’8 settembre del 43, quando Badoglio proclamò l’armistizio e le truppe italiane furono lasciate preda dell’esercito tedesco. Catturato in Grecia, passò 22 mesi in un campo austriaco.
Medaglia d’onore, in occasione della giornata della memoria, anche per altri irpini che all’improvviso, dal campo di battaglia si ritrovarono in un campo di concentramento.
E’ il caso di Giovanni Cardinale, di Montecalvo, fatto prigioniero dai Nazisti tra Grecia e Albania, e portato nella Bassa Sassonia: lavorava tanto e mangiava poco, ricorda, commosso, il figlio.
Riconoscimenti anche per Alessandro Caggiano, di Sturno; Giovanni Lo Chiatto, di Grottaminarda; Carmine Lucadamo, Guardia dei Lombardi, Vito Antonio Nigro Summonte. Storie e drammi simili: già sconvolti dalla guerra, nel settembre del 43, questi uomini furono presi dai tedeschi e trasferiti nei campi di prigionia di mezza Europa. Solo due anni dopo, con Hitler chiuso nel bunker di Berlino e grazie all’avanzata degli alleati, questi irpini, come migliaia di altri ebrei, furono liberati. Stessa sorte, purtroppo, non toccò a quei sei milioni che nella follia dell’Olocausto persero la vita.
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