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Petrolio, documento congiunto del fronte ''No Triv'': Pd nel mirino

ECCO LA VERSIONE INTEGRALE DEL DOCUMENTO ''NO TRIV'' REDATTO DALLE ASSOCIAZIONI CHE SI BATTONO CONTRO LA RICERCA DEL PETROLIO IN IRPINIA

 

I Comitati nati a difesa del territorio Irpino, in riunione congiunta e convenendo sulla necessità di creare un fronte comune di lotta e di resistenza, stilano e controfirmano il seguente documento come sprone  a chi oggi, evidentemente ci riferiamo ai partiti politici ed in special modo al PD, si definisce “NO TRIV”.

 

ESSERE NO TRIV

SIGNIFICA

 

AMARE IL PROPRIO TERRITORIO ATTRAVERSO LA VALORIZZAZIONE DELLE SUE RISORSE AMBIENTALI, CONTRO OGNI FORMA DI SPECULAZIONE E DI MERO SFRUTTAMENTO.

 

NON SIGNIFICA

 

essere contro la necessità di produrre energia, ma vuol dire acquisire la consapevolezza che l’energia da produrre per soddisfare i bisogni di “noi” cittadini sia il risultato di una visione complessiva della tutela del territorio che inevitabilmente ci porta a considerare obsolete, se non pericolose, tranne che per le compagnie petrolifere, lo sfruttamento delle fonti energetiche di origine fossile, volgendo lo sguardo alle energie rinnovabili rispettose dell’ambiente e della salute dei cittadini.

 

 

SIAMO PERO’ PREOCCUPATI

Il Governo italiano, a conduzione PD, con il Decreto “Sblocca Italia” pone una fortissima accelerazione alla possibilità di trivellazioni in mare ed in terra, e nei fatti condanna “a morte certa” la buona pratica delle tutele ambientali dando spazio agli appetiti delle lobbies del petrolio.

 

Di sicuro c’è che d’ora in avanti la ricerca e l’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi saranno considerate “attività di pubblica utilità, urgenti e indifferibili”. 

 

Lo stabilisce l’articolo 38 del nuovo decreto, che prevede, inoltre, il trasferimento dei procedimenti di valutazione ambientale dalle regioni al Ministero dell’Ambiente, in linea con la riforma del titolo V della Costituzione su cui si dovrà esprimere il parlamento, insomma i territori restano inesorabilmente sotto gli appetiti dei petrolieri.. 

 

 

Nel nuovo decreto, viene meno anche il principio di precauzione, tant’è che la coltivazione e l’estrazione di idrocarburi verrà interrotta solo dopo il verificarsi di terremoti o di un mutamento dell’ecosistema e degli insediamenti antropici che ospitano le attività estrattive.

 

Insomma, prima si inquina, poi si vede, nella sostanza si favoriscono le grandi speculazioni energetiche e si aumentano i rischi per l’ambiente e i contesti economico-sociali locali.

 

Questo Decreto diviene lo strumento tanto agognato dai petrolieri per poter trivellare l’Appennino Meridionale, con l’avallo del Governo, pur sapendo che, anche se si riuscisse ad estrarre tutto il petrolio in esso ricadente, non si riuscirebbe a coprire il consumo di energia fossile di un solo anno. Ergo, a chi giova tutto ciò?

 

A questo punto ci chiediamo a cosa serva la risoluzione parlamentare dei deputati Stella Bianchi, Famiglietti e Paris redatta con il forte contributo dei comitati irpini, nella quale viene posto il dovuto accento sulla necessità di tutelare e salvaguardare i territori nei quali insistono forti criticità ambientali.

Pertanto riteniamo, purtroppo, che la Risoluzione parlamentare presentata dal PD prima firmataria Maria Stella Bianchi, oltre che da Famiglietti e Paris, resti fine a se stessa, considerato che la SEN (Strategia Energetica Nazionale) sposata e sottoscritta da questo Governo orienta il proprio interesse comunque verso le fonti energetiche di origine fossile (leggasi petrolio).

 

Teniamo a precisare che la Risoluzione parlamentare è un atto di indirizzo politico al Governo e che, se tale indirizzo politico non venisse recepito nella sua integrità con consequenziale stesura di una norma legislativa ad hoc, tutto crolla e resta dimenticata nei meandri delle carte parlamentari, dando adito alla sterile e mediocre propaganda elettorale o elettoralistica, che tradisce il territorio e le comunità ricadenti in esso, al solo scopo di acquisire consensi da spendere in vista delle prossime Elezioni Regionali.

 

 

Siamo certi che questa logica non appartiene al PD Irpino, soprattutto al PD che si dichiara come PD-NO TRIV…, ma fin quando non avremo la prova provata che così non è il dubbio legittimamente ci assale.

Quindi, si chiede che il PD Irpino si attivi nelle sedi competenti affinché tale risoluzione venga collocata all’interno del Decreto legge cosiddetto  “Sblocca Italia”.

 

 

A tal proposito non regge il teorema per cui si afferma che il PD Irpino resta “NO TRIV”, se non si sbattono i pugni sul tavolo del Segretario Nazionale nonché Presidente del Consiglio, Renzi, pretendendo dal Governo norme chiare a difesa dell’Irpinia e di tutti quei territori, che per peculiarità produttive e naturali nulla devono avere a che fare con possibili trivellazioni petrolifere.

 

Oggi, chi rappresenta in seno al PD l’Irpinia è obbligato a tenere in seria considerazione la possibilità di dimissioni dal ruolo ricoperto e dal Partito nel caso in cui quanto esposto nella Risoluzione Bianchi venga disatteso. La coerenza è figlia della buona politica.

 

A tal proposito ci sembra doveroso ricordare e ricordarci quanto dichiarato dall’attuale Premier Renzi in data 21 novembre 2012 quando affermava: “Il futuro del nostro paese è lontano dai combustibili fossili, il futuro del nostro paese è l'efficienza energetica, l'innovazione e l'uso delle rinnovabili.” Oggi, invece, dichiara in data 6 settembre 2014: “Quando io penso che siamo in una crisi energetica che voi tutti conoscete, e abbiamo un sacco di petrolio in Basilicata o in Sicilia che non tiriamo su per problemi dei comitati di turno, io dico eh bè, vorrà dire che perderò qualche voto ma la norma per sbloccare e per tirar su il petrolio in Basilicata e in Sicilia, creando posti di lavoro in Basilicata e in Sicilia e consentendo a questo paese di vincere la sfida energetica, io la norma la faccio, anzi l’ho già fatta. Vada come deve andare”.

Cos’è cambiato dal 2012 ad oggi per cui si è passati dalla consapevolezza della necessità di produrre energia con fonti rinnovabili per arrivare al raddoppio dei pozzi petroliferi in Basilicata passando per la posa in opera di altri pozzi in Campania (vedi Progetto Nusco, Case Capozzi), in Abruzzo, Molise e Sicilia?

Sanare, da parte del PD Irpino, queste contraddizioni stridenti tra il dire ed il fare, diventa un obbligo morale oltre che politico nella consapevolezza che il percorso “NO TRIV” si consolidi e si mantenga con fatti concreti e non con rassicurazioni di facciata.

 

Tornando all’emergenza irpinia, ribadiamo per l’ennesima volta che i progetti di ricerca degli idrocarburi non sono compatibili con le linee di sviluppo programmatico definite dal PTR regionale e provinciale che designano per l’Irpinia politiche economiche incentrate sulla green economy nel pieno rispetto delle prerogative ambientali, indicate come fondamentali per il territorio.

 

In questa prospettiva, si sollecita un impegno delle istituzioni a rafforzare le indicazioni dei piani con interventi focalizzati sulla definizione di vincoli di tutela e salvaguardia per l’immenso patrimonio rurale di questa provincia. Da tempo sollecitiamo l’adozione dei piani di tutela paesaggistica, come quelli disciplinati ad esempio dal d.lgs 42/2004 (Codice Urbani).

 

Appare assurdo pensare che un territorio dove insistono vaste aree contrassegnate da marchi di alta qualità per le produzioni agricole possa essere interessato da progetti di ricerca petrolifera. In altre parti d’Italia, tutto questo non sarebbe consentito. Per sanare questa che riteniamo una assurda contraddizione deve far seguito un’azione politica seria e risolutiva. Bisogna a tal proposito portare in Consiglio Regionale interrogazioni, mozioni, e O.d.G. che costringano il Presidente Caldoro e la sua Giunta ad una seria assunzione di responsabilità verso una catastrofe annunciata che porta il nome di  progetto di ricerca di idrocarburi (liquidi e gassosi) “Nusco”, questo prima del 31 dicembre 2014 considerato che il decreto “Sblocca Italia” prevede al comma 4 dell’art articolo 38) che trascorso “inutimente” il termine, appunto, del 31 dicembre 2014, “la Regione deve trasmettere – recita il decreto – la relativa documentazione al Ministero dell’Ambiente della tutela del territorio e del mare per i seguiti istruttori di competenza, dandone notizia al Ministero dello sviluppo economico”.

 

Concludiamo rivolgendo un appello ai Sindaci, che sino ad ora, anche se in ritardo, si sono ben spesi, a preparare tutti gli strumenti necessari a contrastare le perforazioni petrolifere (vedi delibere e atti di giunta) anche per azioni più forti ed incisive nel contrasto al progetto Gesualdo-1 come ricorsi ed azioni legali perché nulla dovrà essere lasciato al caso ed alla approssimazione.

 

L’impegno dei comitati rimarrà costante sino alla conclusione della questione Petrolio ed oltre. 

Riteniamo che solo una unione di tutte le componenti politiche, sociali, economiche e culturali di questa provincia possano rappresentare un credibile fronte di contrasto alle potenti lobbies del petrolio ed alle politiche ad esse troppe volte asservite.

 

*Coordinamento Irpino No Triv

Comitato No Trivellazioni Petrolifere Irpinia

Comitato No Petrolio Alta Irpinia

No Triv Sannio


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