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Petrolio in Irpinia, il Comitato "No Trivellazioni": "Non vogliamo una nuova Terra dei Fuochi"

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DAL COMITATO NO TRIVELLAZIONI PETROLIFERE IN IRPINIA RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
"La corsa forsennata verso le ricerche di idrocarburi impresse dal new deal renziano sembra la più anacronistica delle trovate per cercare di dare slancio a politiche energetiche ostaggio dichiarato delle lobbies. 
Lo sblocca italia, adesso in discussione in Parlamento, appare infatti più un piano di sviluppo da paese uscito dalla seconda guerra mondiale che da nazione evoluta in cerca di una visione programmatica coerente e razionale. In questa fase di paradossali cambiamenti e di vertiginosi capovolgimenti aree depresse dalla crisi economica vengono immolate alla dea energia dopo essere state depredate e saccheggiate di prospettive, sogni e di tutte le già flebili speranze di rinascita.
L’Irpinia, tra queste, sembra la più debole e indifesa, già vittima dell’inconcludenza delle politiche di sviluppo, susseguitesi negli ultimi decenni del post terremoto, e dell’incapacità di tutela e salvaguardia dell’immenso patrimonio ambientale che possiede.  
In questo desolante scenario, i progetti di ricerca di idrocarburi attendono il completamento degli iter autorizzativi e l’incertezza sugli esiti apre ampie discussioni sui possibili scenari che potrebbero profilarsi. 
Il dibattito, in corso da mesi, sembra scadere purtroppo solo in superficiali valutazioni, spesso oggetto di speculazione politica propagandistica, senza alcun riferimento sugli innegabili effetti negativi sulla salute e sull’equilibrio ambientale che il petrolio potrebbe andare ad alterare. Le valutazioni degli esperti non lasciano dubbi sull’incidenza dannosa del petrolio sui territori interessati dalle estrazioni, con riferimenti allarmanti sull’aumento delle malattie e sull’aumento dell’inquinamento.
Il Prof Sabino Aquino, interessato dal Comitato No Trivellazioni Petrolifere in Irpinia per offrire delle osservazioni al progetto per il pozzo esplorativo Gesualdo-1, sottolinea nelle sue conclusioni l’assoluta incompatibilità dell’Irpinia con pratiche di ricerca o sfruttamento degli idrocarburi. La struttura geologica irpina presenta una originale composizione di elementi che ne rendono una consistenza assai fragile e vulnerabile. Il reticolo idrografico sotterraneo, variegato ed esteso per centinaia di chilometri quadrati, viene descritto come una vera e propria spugna che assorbe e rilascia facilmente ogni sostanza con la quale viene a contatto. Il sottosuolo irpino, già interessato da fenomeni di subsistenza, alimenta attraverso le proprie acque sotterranee il complesso sistema delle sorgenti che a loro volta consentono, attraverso i vari acquedotti, l’approvvigionamento idrico di Napoli, della Puglia e della Basilicata. Le ispezioni e trivellazioni petrolifere, nonostante le rassicurazioni di sorta, rimangono azioni di forte impatto ambientale perchè necessitano dell’uso di ingenti sostanze chimiche per le operazioni di perforazione del sottosuolo.
A queste valutazioni seguono altre, più stringenti, sugli effetti sulla salute umana delle operazioni di estrazione e stoccaggio degli idrocarburi. Il Comitato ha chiesto il parere della Dott.ssa Carmen Belli del San Raffaele di Milano, oncologa e ricercatrice.
Nelle conclusioni dello studio, (l’intero lavoro di ricerca è consultabile su irpinianotriv.blogspot.it) emergono allarmanti correlazioni tra l’esposizione agli agenti inquinanti immessi in atmosfera e l’incidenza di forme tumorali sull’aspettativa di vita degli abitanti delle zone interessare dalle estrazioni. La Belli conferma nel suo studio un’associazione causale tra l’esposizione al petrolio e l’insorgenza di neoplasie ai polmoni, alla vescica, stomaco, leucemie e linfomi legata alla presenza di sostanze contenute nel greggio come gli idrocarburi policiclici aromatici, ma anche sostanze che derivano dai processi come la desolforazione quale l’acido solfidrico e prodotti di combustione come il nitrossido e il particolato che hanno essi stessi un’azione cancerogena per l’uomo. Inquientanti poi i dati sullo studio svolto in Basilicata, nelle aree interessate dal petrolio, con conclusioni allarmanti sull’aumento, fuori norma, di patologie tumorali.
I riscontri di queste valutazioni di carattere tecnico-scientifico alimentano ancora una volta dubbi, incertezze su quelli che potranno essere gli scenari di un’Irpinia “Petrolizzata”.
Alle conclusioni di questi esperti, si aggiungono tutti i dubbi legati al forte rischio sismico che caratterizza tragicamente l'Irpinia. Le trivellazioni e le ispezioni geologiche potrebbero indurre sollecitazioni alle faglie sismogenetiche dormienti presenti nel sottosuolo irpino. Il recente rapporto denominato ICHESE ha poi sostanzialmente sancito una possibile correlazione tra sismi e trivellazioni, dando pertanto riscontro alla tesi sostenute dal Prof. Franco Ortolani dell'Università di Napoli che ha inoltrato delle osservazioni al Progetto Nusco, per conto del comitato No Petrolio in Alta Irpinia.
Nella crisi economica e di identità che la nostra terra sta subendo pensare ad un futuro di sviluppo e di crescita basato solo sulle royalities del petrolio, nonostante innegabili conseguenze negative sull’ambiente e sulla salute umana, suona come un affronto intollerabile alla nostra dignità di uomini e peggio ancora una resa umiliante risarcita peraltro con pochi spiccioli di carità.
Non vorremmo che l’Irpinia diventasse una nuova Terra dei Fuochi! Una terra depredata e colonizzata a beneficio di speculatori e portatori di facili illusioni.
L’impegno dei rappresentanti politici contro il possibile avvio delle ricerche di petrolio è ancora assolutamente inconsistente vista la portata dei rischi che potrebbero incombere sulla gente nel caso di avvio delle ricerche petrolifere, pertanto auspichiamo azioni più forti e determinate che preservino l’Irpinia dal disastro finalizzate ad una rinascita economica basata sulla reale rivalutazione delle prerogative ambientali, che rimangono la forza e la linfa vitale dell’Irpinia."

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