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Carro caduto: Fontanarosa risponde alla solidarietà irpina, nolana e viterbese

Riceviamo e pubblichiamo un articolo nel quale si ricorda quanto accaduto il 14 agosto scorso, la solidaerietà ricevuta da Fontanarosa, le iniziative per contraccambiarla. Segue una poesia di Luca Ruzza. (foto di Stefano Flammia)

IL CARRO, “unico grande amore” canta il popolo festante durante il tragitto; IL CARRO, unica fede e devozione;

14 Agosto 2018, ore 19:15

IL CARRO, il grande Carro, è caduto!! Ciò che tutti pensavano fosse impossibile si è realizzato. Stanco, si adagia con la parte superiore su un tetto, chiude un occhio, con l'altro veglia sulla Sua gente, accertandosi di non aver fatto del male. Miracolosamente quella Madonnina, che nell’impatto si è staccata volando lontano illesa, ha protetto ancora una volta la comunità: nessun morto, nessun ferito grave (si conta una sola ragazza colpita da un pezzo staccatosi dal “gigante”, miracolata anche lei). Nessuna vera tragedia. Eppure i Fontanarosani, feriti nel più profondo delle loro anime, hanno vissuto e stanno vivendo questo episodio come un lutto, dal quale lentamente stanno cercando di riprendersi ma che ha lasciato una cicatrice in ogni cuore.

14 agosto 2018, ore 19:15

Regnano l'immobilismo, il silenzio, l'impotenza nelle strade del paese. Le mani che odorano di canapa, quella canapa delle funi, stropicciano ora gli occhi sperando di scacciare via l'incubo e far spazio ad una realtà felice. Il CARRO non può essere caduto! Le mani vanno via dal viso e la pioggia tagliente bagna i volti, le Sacre maglie e si mischia all'olezzo di asfalto bagnato. L'odore della paglia inzuppata e del legno si alza forte nell'aria...si realizza l'accaduto. Ci sono il fragore della pioggia ed il silenzio, che lascia spazio al pianto ed alle lacrime. Ci nutriamo del sale delle lacrime...daallora...ancora oggi.

Protagonista è il CARRO, obelisco interamente e finemente lavorato in paglia, montato e trasportato ogni anno il 14 agosto per le vie del paese. Nato secoli addietro come ringraziamento alla Vergine Maria per il raccolto, ma soprattutto simbolo che unisce profondamente ogni singolo cittadino alla propria terra, Fontanarosa. Simbolo d'identità, sacralità...gioia pura. Sulla sommità si erge imponente la statua di “Maria SS. Della Misericordia” (anch’essa lavorata interamente a mano dal compianto maestro Mario Ruzza). Ogni anno scruta intorno, veglia sul suo popolo, ama incondizionatamente e regala armonia.

Dal suo trono si allungano fino a terra 28 metri di struttura in legno e registri di paglia intrecciata con lavoro certosino. O Maria, guarda giù a terra. Ogni anno ci siamo noi, uniti a trasportare la Regina. Dalle vesti del gigante partono le nostre funi. O Maria, noi Ti riporteremo lì, ad ammirare dall'alto, estasiata ed entusiasta di noi tutti, la Tua casa, lo splendido Santuario di Maria SS. Della Misericordia.

“Uniti ci rialzeremo”, “Mentre qui manchi tu”, sono solo due dei numerosi striscioni che i ragazzi hanno apposto nel luogo in cui il “gigante” sarebbe dovuto arrivare per essere posizionato, nel punto centrale del paese: “La punta della selice”, e lì restare per lungo tempo.

Questo episodio ha visto i Fontanarosani essere confortati dall’affetto e dall’abbraccio di decine di comunità che con svariati gesti di solidarietà si sono mostrate vicine al loro “dolore”. Flumeri, Villanova del Battista, Mirabella Eclano, Carpignano, paesi che, come Fontanarosa, appartengono alle “Vie del Grano” dell’Irpinia, hanno invitato la comunità a partecipare alle loro manifestazioni (simili alla tirata del Carro). Giunti lì i ragazzi, indossando le maglie tipiche della tirata del 14 agosto, si sono ritrovati avvolti nell'abbraccio di persone fantastiche, che hanno applaudito per omaggiarli, hanno intonato cori e canti in loro onore. Solidarietà arriva a Fontanarosa anche da fuori. Associazioni di Nola, cittadina campana celebre per i suoi “Gigli”, hanno fatto arrivare il loro calore fino all'Irpinia. La città laziale di Viterbo, famosa anche per la grande manifestazione “Macchina di Santa Rosa”, si è attivata per fargiungere alla piccola comunità irpina tutto il suo appoggio, morale e materiale. Gli organizzatori del “Carro” sono stati contattati dal Presidente onorario dei facchini di SantaRosa, sig. Mecarini Massimo, il quale ha invitato l’intera comunità ad essere presente alla manifestazione da lui presieduta.

Lunedì 3 settembre, il popolo di Fontanarosa risponderà al grande gesto di generosità giunto dai facchini della Macchina di Santa Rosa, recandosi numeroso presso Viterbo. Durante la giornata, in cui si avrà la possibilità di assistere alla magnificenza maestosa della “Macchina”, il presidente Mecarini inviterà un esperto del “Carro” a presiedere, insieme adesponenti di altre cittadine che hanno la tradizione dei “Gigli”, al convegno che si terrà alle ore 13:00 presso il “Teatro dell’Unione” di Viterbo. Prima della partenza della Macchina ci sarà un simbolico scambio, ovvero la comunità di Fontanarosa omaggerà i facchini e tutto il popolo di Viterbo di una maglia della Tirata del Carro e di qualche lavorazione tipica. Con grande onore per i fontanarosani, il tutto verrà trasportato insieme alla Macchina…come simbolo, da parte dei cariamici di Viterbo, di vicinanza, onore e solidarietà.

Fontanarosa è ferita ma si sta rialzando; Fontanarosa si rialzerà….e ringrazia tutti coloro che, comprendendo la ferita nel cuore di ogni singolo cittadino, stanno contribuendo alla sua “rialzata”, e che porterà alla “Rialzata” del loro UNICO GRANDE AMORE

GRAZIE FUNAIOLI IRPINI, GRAZIE NOLA, GRAZIE FACCHINI VITERBESI

Rossana Pasquariello e Luca Ruzza (Fontanarosani funaioli) 

“Il Gigante ferito”

Un tempo c'era un gigante che, imperturbabile, ogni anno ed in un preciso giorno, si recava alla sommità di una collina e con un sortilegio spargeva armonia nel popolo intorno, fino alla valle.

Come si sa l'armonia dona gioia e la gioia é la linfa della felicità. Il gigante era buono, docile, e si prendeva cura di tutti gli abitanti, dai vecchi ai bambini, dagli uomini alle donne, anche nei paesi vicino.

A sua volta veniva omaggiato con una grande festa, con le primizie coltivate e con tutto ciò che lo rendeva felice. Ma gli bastava veramente poco.

Un giorno uno spavaldo cavaliere si imbatté nel gigante e, preso dallo spavento, estrasse la spada dal fodero e lo trafisse crudelmente in piú parti. Il povero gigante, ferito, crollò al suolo con un tonfo incredibile.

Il cavaliere, realizzato l'errore, esclamò: "Perdonami ho avuto paura e ti ho offeso ferendoti gravemente...Ti prego... Lasciati aiutare... guiderò qui il tuo popolo che ti curerà cosí ti rimetterai al piú presto".

Al che il colosso, dolorante e tumefatto, si rialzò senza batter ciglio; non reagí schiacciando il cavaliere, ma si rialzò senza nessun cenno. Con le mani incrociate sulle ginocchia, l'enorme capo chino ed un accenno di sorriso rispose: "Io ti perdono... Ora vai a chiamare tutti... Perché il mio popolo può dimenticare quello che ho detto... Può dimenticare anche quello che ho fatto... Ma una cosa non dimenticherà mai... Come l'ho fatto sentire.

Luca Ruzza

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