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Il Socialismo ai tempi della Dc. Addio a Federico Giusto, per 30 anni sindaco di Fontanarosa

Federico Giusto è stato uno dei simboli del Partito Socialista irpino. L’ex primo cittadino di Fontanarosa si è spento domenica scorsa nel suo paese natale.

Consigliere provinciale dal ’74 all’80, sindaco per quasi 30 anni, senatore mancato, due volte, per un soffio, Federico Giusto è stato uno dei simboli del Partito Socialista irpino. L’ex primo cittadino di Fontanarosa si è spento domenica scorsa nel suo paese natale. Paese che, nonostante le festività pasquali, ha affollato la chiesa di San Nicola Maggiore per rendergli omaggio e saluto. C’erano i suoi compaesani, tanti. Non c’erano, invece, i socialisti. Nemmeno ciò che di quel mondo è rimasto dopo la diaspora. 

Giusto, avvocato di professione, è stato per decenni esponente di punta del Psi locale, ricoprendone anche l’incarico di segretario provinciale. Era uno dei pochi in grado di combattere e vincere la Dc quando la balena bianca dominava il suo feudo, la provincia di Avellino, in lungo e in largo. Amato dai sostenitori fino all’adorazione, odiato dai nemici fino a diventare un’ossessione, Giusto è stato sindaco dal ’64 - quando mise fine all’egemonia Dc- fino ai primi anni novanta: una lunga sindacatura interrotta da un commissariamento durato due anni. Un’era geologica se si pensa alla velocità con la quale si consumano oggi carriere politiche e ambizioni. Despota per gli avversari, amministratore illuminato per il suo popolo, ha gestito il comune con determinazione e carisma. Lotta dura contro la Dc, ma anche, per una lunga fase, contro i compagni del Partito Comunista (con gli eredi della falce e martello tornerà a collaborare solo negli ultimi tempi e per opporsi al sindaco De Lisa).

Anni di scontri durissimi, dove tutto era politico: persino le feste. Indimenticabile la kermesse ‘’Ugola D’Oro’’, con madrina d’eccezione Annamaria De Mita, moglie dell’allora potente Ciriaco, impegnata a paracadutare nel piccolo e sperduto paese star nazionali del calibro di Vasco Rossi. Una prova di forza alla quale Giusto rispondeva con il consenso raccolto nelle urne. 

L’esperienza politica dell’avvocato arriva al capolinea nel ’93. Il timone del Comune, grazie all’alleanza tra ex democristiani ed ex comunisti, passa nelle mani di Carlo Ruzza. La storia volta pagina e scrive nuovi capitoli. Di certo quelli vergati negli anni del ‘’socialismo fontanarosano’’ rimarranno per sempre impressi nella mente di quelli che hanno amato Giusto, ovvio, ma anche di quelli che l’hanno odiato. Rimangono gli epici comizi, conditi di metafore, riferimenti biblici, allegorie. Comizi feroci durante i quali l’oratore entrava in simbiosi con la folla, conquistandola.  Questo ricordo, dunque, non può che terminare con una citazione. Il discorso pubblico risale alla fine degli anni settanta, ‘’l’uomo della montagna’’ è De Mita, ‘’sceso’’ da Nusco per dare manforte ai candidati scudocrociati. L’incipit di Giusto è disarmante: ‘’E finalmente venne l’uomo della montagna; calò nel paese che una volta era stato, per lui e per il suo partito, il paese dei balocchi e della cuccagna, e parlò con voce stentorea, col suo accento esotico, con la sua posa da chierichetto; parlò, ma s’accorse subito che il paese dei balocchi e della cuccagna era scomparso; c’era un gran silenzio, infatti, una glaciale freddezza in questa piazza, rotta soltanto dall’applauso settoriale degli autotrasportati, scesi in una o due persone per macchina, nel tentativo di far colpo nell’attraversamento delle nostre vie centrali. Parlò: e subito, dalle prime battute, comprendemmo che l’uomo d’oro della Dc, come tentavano di presentarlo i suoi pochi clienti affezionati, non era altro che una patacca, che una di quelle grosse vecchie monete di rame dal suono fesso, ormai fuori corso legale. Parlò: ma era chiaro che aveva in sé un tarlo che aveva scavato a lungo, lentamente: il tarlo delle sonore sconfitte subite per opera degli uomini di questo paese’’ (brano tratto da Rosso e d’Argento, 25 anni di socialismo a Fontanarosa, a cura di Pasquale Di Prisco).

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