L’assenza di investimenti da parte di Fiat penalizza soprattutto le aziende dell’indotto. Negli ultimi anni le imprese che lavorano per l’Fma di Pratola Serra hanno mandato a casa circa 400 dipendenti, a questi molto probabilmente si aggiungeranno altri 70 esuberi programmati all’Asm. A renderlo noto è lo studio realizzato dalla Fiom Cgil in collaborazione con docenti dell’università di Salerno e della Federico secondo di Napoli. Una inchiesta sulle prospettive della fabbrica, le condizioni di vita degli operai e la cassa integrazione. Ed è proprio la cassa integrazione il dramma che colpisce lo stabilimento irpino. In sei anni i lavoratori hanno perso in media 5 mila euro di reddito ogni 12 mesi. Tanto che la Fiom oggi propone di adottare il contratto di solidarietà. Ciò consentirebbe agli operai di guadagnare qualcosa in più e di lavorare con una rotazione programmata senza squilibri. Ma si tratta solo di tamponare l’emorragia, per rilanciare Fma e indotto servirebbero investimenti che la Fiat non ha in programma. Non ce li aveva prima e non ce li ha ora che ha cambiato nome e trasferito sede legale e finaziaria, un’operazione diabolica, sostiene il sindacato, volta soltanto ad aumentare gli utili sui dividenti, perché meno tassati, e a mantenere il controllo totale dell’azienda, visto che in olanda basta detenere il 30% delle azioni.
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