Sette comuni con in corsa una sola lista. Partiti assenti. Parlamentari fuori dai giochi. Ovunque, liste civiche. Mai come in questa tornata amministrativa la politica sembra sembra essere sparita dai territori. Nelle urne i cittadini dei 33 comuni chiamati al voto il prossimo 3 e 4 ottobre, non solo non troveranno simboli di partito - e questa non è una novita - ma nemmeno riferimenti, seppure vaghi, al campo del centrodestra, del centrosinistra o dei Cinquestelle. Tutto è ridotto, salvo rari e isolati casi, a sfide che si esauriscono nei contesti locali. Spesso i candidati a sindaco sono persino parenti stretti degli uscenti, segno di un mancato ricambio della classe dirigente.  

In merito ai comuni dove è stata presentata una sola lista, riflette Giovanni D'Ercole, dirigente di Fratelli D'Italia: ''Sono molto preoccupato. Per chi crede, come me, nel sano confronto democratico tra maggioranza ed opposizione, osservare la presenza di liste uniche rappresenta un grave campanello d'allarme democratico, sul quale tutti i partiti - se ancora esistono - devono riflettere seriamente''.

I partiti, altra nota dolente: sono scomparsi, così come i parlamentari. Più influenti i consiglieri regionali (Petitto, Alaia, Petracca) che puntano, in qualche caso, a consolidare le proprie posizioni appoggiando questo o quel candidato.

Lo scontro è rinviato alle provinciali, in porogramma entro l'anno. I 33 nuovi sindaci, insieme ai consigli comunali che usciranno dalle urne, incideranno non poco sulla corsa per Palazzo Caracciolo. E fa molto discutere la candidatura di Angelo Antonio d'Agostino a Montefalcione. L'ex deputato, imprenditore ed editore di successo, oltre che presidente dell'Avellino Calcio, punterebbe infatti alla presidenza della Provincia, al posto dell'amico e sodale Gianluca Festa. Per lo stesso incarico circolano anche i nomi dei sindaci di Ariano e Montoro. La sfida è solo all'inizio.