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"La casta non siamo noi": la Provincia dice no all'abolizione

Il consiglio monotematico approva l'ordine del giorno dell'Upi

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“La casta non siamo noi”. Palazzo Caracciolo dice no all’abolizione delle Province. Anche Avellino, come tutti i Consigli d’Italia, si è riunito questa mattina per discutere l’ordine del giorno redatto dall’Upi, l’Unione delle Province Italiane. Nel documento si chiede al governo di prorogare la riforma degli enti intermedi evitando il commissariamento di quelli che sono chiamati al voto nella prossima primavera. Insomma, la richiesta è quella di prendere tempo per mettere a punto una riforma organica che, per quanto riguarda Avellino, non penalizzi le aree interne.
In prima fila a difendere l’ente, c’è il presidente Cosimo Sibilia, contrario alla sua abolizione sin dall’inizio. Sibilia teme che una soppressione di Palazzo Caracciolo finisca per lasciare l’Irpinia isolata e sopraffatta dalle politiche della provincia di Napoli e Caserta. Contestato anche l’argomento dei costi.
"Non è tagliando le province –si sostiene- che si risolve il problema del debito pubblico". Secondo l’Upi, infatti, questi enti rappresentano solo l’1,35% della spesa complessiva dello Stato. Insomma, sarebbero altri i fronti sui quali intervenire, nello specifico consorzi, enti intermedi, società e aziende partecipate di varia natura.
Il consiglio si è concluso con l’approvazione all’unanimità dell’ordine del giorno e di un allegato frutto del dibattito svolto in aula. Gli sprechi sono altrove, invece di ridurre il numero dei consiglieri provinciali, andrebbero tagliati i consiglieri regionali e i parlamentari .
Sulla questione è da registrare l’intervento autorevole di Giorgio Napolitano che sprona l’esecutivo ad intervenire: “Non bisogna lasciare a metà la questione delle Province – ha detto il capo dello Stato. ''Dopo gli accenni nel primo decreto del governo Monti bisogna scegliere una strada''.
Una riforma, dunque, andrà fatta anche perché, in un momento di crisi, tutti sono chiamati a fare sacrifici.

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