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Nuove province, Aurisicchio (Sel): preoccupati per il ruolo dell'ente

raffaele aurisicchio

Aurisicchio (Sel) scrive al Presidente della Commissione Statuto della Provincia di Avellino:
Con la legge 56 del 2014 si dovrà ridisegnare la nuova provincia innovando radicalmente la forma di governo e ridefinendo il perimetro delle sua competenze. 
Da ciò emerge chiaramente il disegno di una Repubblica delle autonomie fondata su due soli livelli territoriali di diretta rappresentanza democratica delle rispettive comunità: le Regioni e i Comuni. Questo processo avrà il suo compimento con l’approvazione della riforma costituzionale del Titolo V.
In ogni caso si tratta di una straordinaria trasformazione istituzionale dai contorni ancora indeterminati e dai risultati prefissati incerti, compresi quelli di riduzione della spesa pubblica.
Tralasciando i dubbi di conformità Costituzionali che si aggiungono alle discordanze da quanto previsto dalla Carta europea dell’autonomia locale, siamo di fronte a questo tentativo della legge Del Rio che modifica, radicalmente,i compiti di un ente locale che ha svolto e dovrà ancora svolgere delle funzioni per la comunità afferenti il proprio territorio.
Per questo esprimiamo una profonda preoccupazione, sia nel metodo che nel merito, per come si sta procedendo al ridisegno della forma di governo e alla definizione delle competenze della nuova provincia attraverso la scrittura del nuovo statuto.
Il nuovo ente rischia di nascere monco, poiché c’è confusione sia sulle competenze che sulle risorse.
Difatti la legge istitutiva, la n. 56/2014, nel comma 85 dell’art.1, se da un lato ha individuato le funzioni fondamentali delle province: a) pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell’ambiente, per gli aspetti di competenza; b) pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, nonchè costruzione e gestione delle strade provinciali; c) programmazione provinciale della rete scolastica nel rispetto della programmazione regionale; d) raccolta ed elaborazione dati ed assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali; e) gestione dell’edilizia scolastica ; f) controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale.
Dall’altro lato rimangono ancora irrisolte tutte le questioni inerenti le competenze delle Regioni e dello Stato, nel passato delegate alle province.
E’stato solo delineato un articolato procedimento per il riordino delle funzioni attualmente esercitate dalle province, cui lo Stato e le regioni dovranno provvedere con nuove attribuzioni di competenza sulla base dei seguenti principi: “individuazione per ogni funzione dell’ambito territoriale ottimale di esercizio; efficacia nello svolgimento delle funzioni fondamentali da parte dei comuni; sussistenza di riconosciute esigenze unitarie; adozione di forme di avvalimento e deleghe di esercizio mediante intesa o convenzione”. Come si vede una materia oltremodo complessa che richiedono scelte ancora da fare.
Difatti nella Conferenza Unificata Stato-Regione, dell’11 settembre scorso,si è convenuto che, oltre alle competenze delle Province che le derivano dalla legge 56/2014, di individuare e trasferire eventuali funzioni aggiuntive.
Successivamente, il Presidente del Consiglio dei Ministri, in ottemperanza all’art. 1 comma 92 della citata legge 56/2014, con il DPCM del 29 settembre c.a., ha stabilito “i criteri generali per l’individuazione dei beni e delle risorse finanziarie, umane e organizzative connesse all’esercizio delle funzioni che devono essere trasferite”.
Come si evince vi sono in itinere e delle azioni politiche – normative non ancora definite, necessarie per comprendere il campo di applicazione della norme giuridiche statutarie ed il ruolo della nuova provincia.
Tant’è che la stessa Regione Campania sta disponendo un disegno di legge da presentare entro il 31 dicembre 2014, sulle questioni di proprie competenza inerenti la legge 56/2014 di conferma o di sottrazione di funzioni previste per le provincie. Pertanto si è portati a ritenere che il termine 31 dicembre 2014 per la fase statutaria è da considerarsi l’inizio di un percorso, come ha dichiarato il presidente della regione Caldoro all’incontro con i presidenti delle province tenutosi di recente.
Quindi si potrà definire un percorso statutario man mano che gli altri attori istituzionali, Regione e Stato, sistemino con chiarezza competenze e funzioni proprie, rispetto a quelle attribuite alle province. Su questa linea vi è un orientamento diffuso nelle altre province.
Nei giorni scorsi si è tenuto a Benevento un seminario sui nuovi statuti, promosso dall’UPI, dal Ministero dell’Interno, dall’Anci e dall’Amm.ne Provinciale durante il quale si sono evidenziate queste problematiche e sul rischio che, allo stato attuale dell’opera, si possa scrivere uno statuto con diversi “omissis” su alcune tematiche e redigere quindi, una carta in cui non si possano dire parole definitive, come ha evidenziato lo stesso presidente della provincia di Benevento.
Stante cosi la situazione, non appare pienamente utile che la commissione statuto provinciale proceda nei suoi lavori senza tener conto delle complessità richiamate, solo con l’assillo di produrre un testo qualsiasi entro il 31 dicembre 2014 e di consentire la partecipazione  dei consiglieri eletti alle mere procedure gestionali dell’ente, poco importa se esso possa risultare incompleto o in contraddizione con quanto si va formando nel campo normativo in questo periodo.
Da quanto si evince dalle normative di legge in vigore e dal panorama di ciò che sta accadendo nelle altre province interessate, il termine del 31 dicembre si riferisce  essenzialmente all’adozione dello statuto delle città metropolitane, che subentrano alle province omonime il 1° gennaio 2015, succedendo ad esse in tutti i rapporti attivi e passivi. Tale disposizione ha fondamento giuridico in quanto attiene alla nascita di un nuovo ente amministrativo che senza la carta fondativa , lo statuto, non potrebbe esistere e svolgere le funzioni ereditate. Ad ogni modo se lo statuto non dovesse essere approvato  entro 31 dicembre, la legge non prevede sanzioni fino al 30 giugno 2015, quando scatterà il commissariamento da parte del Governo. Fino a tale data si può andare avanti anche con lo statuto preesistente della provincia , considerato che  comunque uno statuto provinciale è vigente.
Per le considerazioni fatte, riteniamo doveroso che la Commissione Statutaria promuova una partecipazione pubblica per la raccolta di idee e contributi utili alla stesura dello Statuto della nuova provincia di Avellino
A tale scopo, è indispensabile aprire una fase costituente in un confronto pubblico, in più luoghi provinciali, con associazioni, con organizzazioni sociali, quelle sindacali e di categorie, ordini professionali e quant’altro, nonchè singole cittadine e cittadini per renderli partecipi alla costruzione della carta costituente della nuova provincia.
Pensare a ridisegnare la provincia senza coinvolgere appieno le potenzialità del territorio, limitandosi al compitino di un ristretto gruppo dei componenti della commissione, ed escludendo le categorie economiche, sociali e politiche dalla stesura dello statuto, è un fatto grave.
Confidiamo in definitiva che ci sia una correzione di rotta e che si utilizzi il tempo necessario, ben oltre il 31 dicembre, per acquisire contributi esterni alla commissione ed approfondire le problematiche con un lavoro in itinere che dovrà legarsi all’evoluzione della normativa di riordino delle nuove province, che potrà avverarsi nei primi mesi del 2015".

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