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Politica

Una vita per la politica. Con De Mita muore la prima Repubblica

Presidente del Consiglio alla fine degli anni '80, segretario e poi presidente della Dc, più volte ministro, deputato. E ancora: sottosegretario, presidente della Commissione bicamerale sulle riforme costituzionali, infine, sindaco di Nusco. La storia di De Mita è lunga come la sua vita.

Origini umili, figlio di un sarto e di una casalinga, Ciriaco si avvicina alla Dc già da ragazzo. Si laurea in Giurisprudenza e aderisce alla 'sinistra di base', corrente nata negli anni '50. In tanti lo seguiranno, riconoscendolo come leader. Un'intera classe dirigente figlia dell'Irpinia: Maccanico, Mancino, Bianco, Agnes, Gargani, per citarne alcuni; fino, in tempi più recenti, a Rotondi e Mastella. In quella stagione la provincia di Avellino divenne il centro della politica nazionale.

Democristiano per tutta la vita, con la fine della 'balena bianca', De Mita aderì al Partito Popolare, poi alla Margherita. Non entrò, invece, salvo che per un breve periodo, nel Pd, verso il quale fu critico sin dall'inizio.

Gli ultimi anni 'il Presidente', come lo chiamavano tutti, li ha vissuti all'ombra di un altro scudocrociato, quello dell'Unione di Centro, e poi come esponente di punta di una serie di soggetti politici di ispirazione popolare. Soprattutto, li ha vissuti nella sua Nusco, ricoprendo il ruolo di sindaco dal 2014 a oggi.

Una vita dedicata alla politica. Negli anni '80, quando contemporaneamente ricopriva i ruoli di segretario Dc e presidente del consiglio, era una delle persone più potenti d'Italia. Nonostante gli impegni istituzionali, lo standing internazionale, De Mita non ha mai dimenticato e trascurato le sue radici, la sua terra. In Irpinia è stato letteralmente venerato e amato, ma anche avversato, soprattutto dal Pci, quando la contrapposizione tra comunisti e democristiani era frontale. Con la sua morte non muore solo un protagonista della vita politica nazionale, muore un'epoca, muore la prima repubblica.

Così lo ricorda il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «De Mita ha vissuto da protagonista una lunga stagione politica. Lo ha fatto con coerenza, passione e intelligenza.  Il suo impegno ha sempre avuto al centro l'idea della democrazia possibile. Dobbiamo ricordarne l'impegno incessante per un meridionalismo intelligente e modernizzatore. Così come la vivacità intellettuale, la curiosità per le cose nuove, la capacità di dialogare con tutti, forte di una ispirazione cristiana autenticamente laica».

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