In alto i calici, l'Irpinia brinda al riconoscimento ministeriale di ''tutela e vigilanza erga omnes'' concesso dal Ministero delle Politiche Agricole al Consorzio dei Vini. Un risultato importante per le oltre cinquecento tra aziende, cantine e realtà del settore che oggi compongono il Consorzio. Un obiettivo tutt'altro che facile da centrare. Ci sono voluti anni: colpa della rivalità tra etichette e della diffidenza a lavorare in sinergia. Queste difficoltà oggi però sembrano superate. Il futuro, ora, è pieno di speranze e aspettative.
Con il Consorzio di Tutela, ma anche il Corso di Laurea in enologia e viticoltura e il Polo Enologico voluto dalla Provincia, l'Irpinia - forte delle sue quattro denominazioni - punta a diventare da un lato protagonista sui mercati internazionali, dall'altro un centro di riferimento per la formazione superiore ed universitaria.Per festeggiare il Consorzio ha voluto riunire produttori, istituzioni e associazioni di catergoria al Carcere Borbonico per un convegno ed un concerto.
La giornata è servita ripercorrere la storia del Consorzio, voluto dal Cavaliere Antonio Mastroberardino, padre della viticoltura in Irpinia, che ne fu il primo presidente. Allora, nel 2003, i soci erano appena 81, oggi sono 531. Da Matsroberardino in poi in tanti ci hanno creduto, quel sogno è diventato realtà. Non che la sfida sia vinta, anzi, è appena inziata. I problemi non mancano, come sottolineano alcuni degli ospiti al convegno. C'è ancora da lavorare per unire i produttori e far conoscere il vino irpino, in Italia come all'estero. Da oggi però grazie al Consorzio c'è un luogo riconosciuto e deputato a rappresentare le istanze che arrivano dagli imprenditori delle settore. Il riconosimento rappresenta anche una garanzia per i consumatori: ''Tutela'', infatti vuol dire più controlli sula filiera produttiva, e dunque, sulla qualità del vino che beviamo.
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