"Certe accuse non meriterebbero risposte, ma si sa che in campagna elettorale l'attenzione si sposta sul gossip e non sui contenuti, e pur di distogliere l'elettorato dalla evidente incapacità dell'amministrazione uscente si getta fango sull'avversario. Ma prima di dar credito a tali accuse bisognerebbe soffermarsi a riflettere da chi provengono".

E' la sottolineatura del candidato sindaco grillino Marianna Farese.

"Mi si accusa - continua Farese - di aver fatto parte di un sistema che oggi voglio abbattere. Ebbene sì ne ho fatto parte, come tanti giovani che credono che non per forza per fare qualcosa devi essere 'figlio di', 'nipote di', 'cugino di'. Come molti studenti universitari, mi son dovuta mantenere gli studi con lavoretti a nero, e ho raggiunto il massimo dei voti. Come tanti giovani che credono nei meriti e nella buona volontà ho partecipato ad un concorso per una borsa di studio, superato brillantemente. E come tanti giovani ho fatto parte di quelli che vengono definiti 'schiavi moderni'. E nonostante la determinazione, le capacità e lo spirito di abnegazione io, come tanti ricercatori, vivevo sotto una spada di Damocle, brandita minacciosamente proprio dalla 'politica politicante'. La stessa che ha portato al fallimento strutture pubbliche e private, nate sotto i migliori auspici e con le migliori intenzioni, ma poi affogate per colpa di politicanti miopi. Io ho avuto il coraggio di sottrarmi a tutto questo licenziandomi, e puntando tutto su di me. In seguito ho fatto parte dell'esercito delle partite IVA e delle piccole imprese e in quel contesto ho ricoperto l'incarico (gratuito) di Presidente delle imprese innovative. Vede, caro Vicesindaco, non tutti i ricercatori sono raccomandati e non tutte le imprese sono lobby. Se lei non vede questo è forse perché nel suo entourage lei vede solo la parte 'marcia'. E mentre io continuavo a svolgere con dedizione e professionalità il mio lavoro, studiando e partecipando a concorsi, lei dove era? Nel suo (offensivo per ogni cittadino pensante) curriculum di poche righe si legge: dal 2001 al 2006 consigliere di opposizione; dal 2006 ad oggi Vicesindaco. Ed è ovvio che così fosse, essendo figlio del Vicesindaco della Giunta Pietrantonio, quasi si trattasse di una carica ereditaria, come nella Francia dell’Antico Regime. Ora la domanda sorge nuovamente spontanea chi è l'«acaro»? Vede, Vicesindaco, io non voglio combattere contro il sistema della ricerca, contro le piccole imprese, contro l'istruzione pubblica, io voglio combattere, politicamente, contro di lei e contro ciò che lei rappresenta".