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D'Angelo fuori per tre turni: il provvedimento fa discutere

calcio avellino (nuova)

Ai tempi della tecnologia che fa il suo ingresso in tutte le competizioni sportive, ai tempi del calcio che viaggia sulle ali dei milioni, tra diritti tivvù e paracadute economici offerti dalla Lega in caso di retrocessione, accade ancora che per la Federazione Italiana Arbitri sia prevalente ciò che viene scritto in un referto arbitrale, piuttosto che quello che si può verificare semplicemente attraverso la cosiddetta prova televisiva. Accade così che il capitano dell’Avellino D’Angelo debba scontare tre turni di squalifica per un comportamento che di fatto non è stato il suo. I fatti riportano alla sua espulsione sabato scorso, allorquando, con un evidente scambio di persona, fu accusato di avere colpito un avversario al volto e mandato anzitempo negli spogliatoi. Il punto però era che quel fallo il capitano non lo aveva commesso, essendo stato protagonista della vicenda Chiosa e non lui. Ora, che la svista arbitrale possa esserci è un conto, ma che si debba perseverare nell’errore è un fatto inspiegabile. Certo, il regolamento parla chiaro: la prova tivvù può essere utilizzata solo per i fatti non rilevati direttamente dall’arbitro. E in questo caso c’è il referto, e dunque per D’Angelo non c’è stato scampo. Tre giornate di stop e nulla da fare. L’Avellino potrebbe proporre ricorso, ma non sembra ci siano margini per una contestazione. Perché per il calcio italiano vale in modo ferreo il principio “carta canta”.

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