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Il vescovo Melillo ai giovani: “Abbiate il coraggio di scegliere la vita”

Un forte appello contro il bullismo e per una cultura del rispetto

Con una lettera accorata e piena di tenerezza, il vescovo Sergio ha voluto rivolgere un messaggio diretto ai giovani della diocesi, toccando un tema purtroppo sempre attuale: il bullismo.
“Il bullismo non è un gioco – scrive il vescovo – è un’offesa profonda alla dignità di una persona: umilia, ferisce, isola. Fa male a chi lo subisce e impoverisce anche chi lo compie”. Parole semplici ma chiare, che arrivano come un richiamo a non restare indifferenti di fronte a un fenomeno che, spesso, lascia segni profondi nel cuore dei ragazzi.
Il vescovo invita tutti – non solo i giovani, ma anche genitori, insegnanti ed educatori – a farsi carico insieme di questa sfida. “Quando arrivano notizie di bullismo – scrive – penso non solo al dolore dei ragazzi coinvolti, ma anche ai fallimenti degli adulti che non sempre riescono a essere testimoni credibili di rispetto e di fraternità.”
Richiamando le parole di Marco Mengoni – «Abbiamo tutti un cuore da difendere» – e dello scrittore Saint-Exupéry – «Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi» –, il vescovo ricorda che ogni persona porta dentro una fragilità e un tesoro da custodire, e che “nessuno ha il diritto di calpestare il cuore di un altro”.
L’invito è a non voltarsi dall’altra parte: “Il coraggio più grande non è alzare la voce per ridere degli altri, ma difendere chi è fragile. Scegliere la vita significa costruire, non distruggere.”
Ai ragazzi che soffrono a causa del bullismo, il vescovo rivolge parole di incoraggiamento: “Non rimanete soli. Cercate aiuto, confidatevi, fatevi ascoltare. È un atto di forza, non di debolezza.” Ma anche per chi riconosce di aver ferito altri, c’è spazio per la speranza: “C’è sempre una possibilità di cambiare, di chiedere perdono, di ripartire. La misericordia di Dio è più grande di ogni nostro errore.”
Il sogno del vescovo è che i giovani diventino “costruttori di fraternità”, capaci di creare spazi di amicizia, rispetto e solidarietà, dove nessuno venga lasciato indietro. “Basteranno gesti semplici – un sorriso, una parola che incoraggia, un invito – per cambiare l’aria intorno a voi”, scrive.
Infine, il vescovo richiama anche la responsabilità degli adulti: “La lotta al bullismo non può essere compito solo dei ragazzi. È una responsabilità educativa che chiama in causa la famiglia, la scuola, la società e la Chiesa. Solo insieme possiamo offrire ai giovani un terreno buono in cui crescere liberi e felici.”
Il messaggio si chiude con un invito alla speranza: “Abbiate il coraggio di scegliere la vita, di sognare una società migliore.”

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