Il Comitato “No trivellazioni petrolifere in Irpinia” chiama all’appello l’Assessore Regionale all’ambiente Giovanni Romano. “E’ stato uno dei nostri interlocutori politici – spiega Goffredo Pesiri, portavoce del comitato -. Nelle varie istituzioni aveva prestato attenzione al problema trivellazioni. Ma all’improvviso è sparito e ora lo invitiamo ad uscire allo scoperto”.  La preoccupazione attualmente è che con il decreto Sblocca Italia, gli interlocutori diventino sempre meno raggiungibili perchè se la Regione non accelera sulla fase di valutazione, passerà tutto nelle mani del Ministero dell’ambiente. L’invito ad una presa di posizione, già rivolto al consigliere regionale Sergio Nappi, ora è destinato anche a Foti e Gambacorta, contendenti alla Provincia che, come sottolinea il portavoce del comitato "No trivellazioni", hanno già dimostrato il loro impegno. 

Mentre si attende che la commissione si pronunci sull’istanza di VIA, l’attenzione del comitato si rivolge ora soprattutto a valutazioni di tipo tecnico. E nel frattempo si prendono in considerazione anche le ipotesi più nefaste. Il punto sul quale si insisterà è che il “progetto Gesualdo” non è altro che figlio di una nuova sperimentazione della scienza petrolifera italiana. E’ infatti il primo caso in Italia di un pozzo esplorativo in un centro urbano, tra l’altro in un’area sismica. Se poi si accerterà la presenza di petrolio, si procederà con le trivellazioni in altri 12 comuni, coinvolgendo una popolazione  di 48 mila abitanti. Le documentazioni tecniche prevedono l’installazione delle centraline di verifica degli inquinanti al centro del comune di Gesualdo. “Ora – spiega Pesiri - la politica che si è schierata contro il progetto deve essere capace di gestire una situazione che sfugge ai parametri di sviluppo territoriale e a ciò che è stato fatto in questi anni in termini progettuali. Non siamo pessimisti e continuiamo la nostra attività di sensibilizzazione, tenendo alta l’attenzione sulla questione”.