Altro che terra dei fuochi. È l’Irpinia, e in particolare la Valle del Sabato e quella dell’Irno, a presentare le maggiori criticità in termini di inquinamento in regione Campania. Cadmio e mercurio in concentrazioni cinque volte superiori alla media, ma anche diossine e metalli pesanti. È questo che si legge nella relazione di bio-monitoraggio ambientale “Spes”, presentata ieri dal direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Antonio Limone, insieme al Presidente Vincenzo De Luca. Inquinanti ritrovati grazie a indagini biologiche, con raccolta di feci, urine e sangue, eseguite su 4200 volontari arruolati in 175 comuni campani.

Lo studio, promosso dall’Istituto di Portici, ha visto la collaborazione anche dell’Istituto Superiore di Sanità. Un programma iniziato nel 2016 con l’obiettivo di far luce sul disastro ambientale della Terra dei Fuochi, poi allargato all’Irpinia che si aggiudicata purtroppo il triste primato. “Tutto lo studio era inizialmente orientato su Terra dei Fuochi che, paradossalmente, presenta criticità inferiori rispetto a Valle dell’Irno e Valle del Sabato – ha spiegato Limone - attraverso la lettura di biomarcatori di esposizione e di effetto, abbiamo riscontrato maggiore presenza di metalli pesanti e diossine nelle zone irpine prese in esame. Contaminanti superiori alla media rispetto a quanto riscontrato nei cittadini di altre aree studiate. E’ un lavoro di comparazione perché non ci sono valori standardizzati di riferimento”.

Uno studio iniziato cinque anni fa ma presentato solo ora perché, conclude Limone, «prima di tutto abbiamo dovuto spiegare e divulgare il progetto tra i volontari che vi hanno aderito. Poi abbiamo individuato i 175 comuni per costruire l’indice matematico di pressione ambientale, infine siamo partiti con i prelievi di sangue, urine e feci di 4.200 persone operazione che ha richiesto due anni di lavoro, tanti quanti poi ha impiegato l’Iss per la valutazione e validazione dei risultati».