Far riprendere le abitudini perse o far sì che ne vengano acquisite nuove: questo uno degli obiettivi della struttura sociosanitaria “Comunità alloggio Monsignor Reppucci” di Sant’Angelo All’Esca destinata ad adulti con problemi psichiatrici. Aperta dallo scorso 22 aprile, accoglie oggi 7 ospiti (5 maschi e 2 femmine). 10 in tutto i posti disponibili. Si cerca di potenziare le abilità motorie, sociali e cognitive dei pazienti ed offrire una soluzione abitativa protetta nell’ambito di un preciso percorso terapeutico. Gli ospiti quotidianamente cercano di recuperare alcune abitudini come la cura della propria persona o di ricostruire le relazioni sociali. Dopo la colazione si dedicano alla pulizia delle loro stanze e poi alle diverse attività organizzate dalla struttura residenziale. Nel pomeriggio i pazienti in compagnia degli operatori escono per una passeggiata. Sono previsti laboratori di informazione, artistici, di informatica, di cucina; vengono programmate gite che permettano di conoscere il territorio circostante. Spesso sono gli stessi ospiti a scegliere le destinazioni. Come spiega la coordinatrice della struttura, la psicologa Isabella Lo Priore “gli utenti ora si stanno dedicando al laboratorio artistico per il progetto di costruzione del Presepe, sotto la guida del maestro Salvatore Fucci di Fontanarosa, che sta dando la sua generosa disponibilità anche fornendo parte del materiale per la realizzazione dei pastori. I ragazzi stanno preparando il volto dei pastorelli con la creta. Per il corpo creeranno una sorta di manichino. L’attività ha l’obiettivo di motivarli, vedendo un prodotto finito da loro, e di aiutarli a stimolare fantasie e creatività sane. Lavoriamo molto sull’aspetto cognitivo ed emotivo ma anche sulla relazione con gli altri, con il sociale.” Una volta a settimana si tiene la riunione tra la coordinatrice e gli utenti: “Si tratta di un gruppo terapeutico – continua la psicologa – in cui ognuno ha la possibilità di esprimere i propri vissuti, le proprie emozioni, di imparare a conoscere gli altri. Attraverso le riunioni di gruppo o i brevi incontri individuali, i pazienti arrivano alla consapevolezza delle loro malattia e delle loro problematiche.” La cognizione del proprio disagio psichiatrico è certo un approdo difficile da raggiungere, ma la sua conquista può essere ottenuta attraverso la valorizzazione della dimensione soggettiva ed interpersonale. Gli operatori della comunità alloggio sono 6: 2 Osa, 2 Oss, un educatore ed un animatore. Sono delle guide, come i genitori all’interno di una famiglia. La loro funzione educativa consiste nel dare ed insegnare regole, nel riconoscere ed avere ruoli, compiti e responsabilità. Esplicano la funzione affettiva dando sostegno e contenimento. La comunità gestita dalla società cooperativa Sociale, Oasirpina Onlus, lavora in stretta collaborazione con i servizi del Dipartimento Salute Mentale dell’Asl. L’edificio di via Monsignor Reppucci è rimasto chiuso a lungo. Ma l’autorizzazione del Consorzio A1 in convenzione con l’Asl Avellino ha fatto sì che la struttura cominciasse a funzionare. Oltre all’Asl e al Piano di zona sociale, anche i comuni di provenienza di ciascun paziente provvedono al loro sostegno economico. Il Dottore Emilio Fina, direttore del dipartimento salute mentale dell'Asl, sta sostenendo la casa-famiglia con grande impegno, così come gli altri psichiatri sempre disponibili per consulti o anche per cambiamenti di terapia. Per ogni paziente c’è uno psichiatra di riferimento. L’ospite arriva alla comunità alloggio dopo l’UVI, unità valutativa integrata dell’Asl e del Piano di Zona. Comincia poi il suo percorso. Se vengono raggiunti gli obiettivi previsti, l’utente può anche essere reinserito nel suo ambito familiare. I contatti con la famiglia, vengono regolati, qualora ci siano; vengono costruiti se non ci sono.
A settembre ci sarà la cerimonia di inaugurazione della “Comunità alloggio Monsignor Reppucci”. Alla festa parteciperanno anche i familiari degli ospiti, gli psichiatri di riferimento e le cariche del paese.
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