Dopo ore di discussioni, tensioni, risse sfiorate, il voto tanto atteso per verificare i numeri del sindaco non c’è stato. Il motivo è di quelli disarmanti. Sono le 24 in punto quando Petitto manda tutti sotto la doccia: dopo mezzanotte il Consiglio si scioglie per evitare che scattino nuovi gettoni di presenza e straordinari per funzionari e uscieri. Il sospetto che qualcuno l’abbia voluta tirare per le lunghe per evitare la conta è legittimo.
Non che per il sindaco ci sarebbero state bocciature, il terremo era stato sminato dai vertici del Pd già il giorno prima con la discesa in campo di segretario e capogruppo. Il dissenso interno, che pure c’è e rimane, non sarebbe stato così consistente, pur sommando i voti della minoranza, a fermare l’ascesa di Foti all’Ato. Nel dibattito settori di maggioranza e opposizione hanno sostenuto, più o meno congiuntamente, che il sindaco deve fare il sindaco e che le larghe intese con Udc e forza Italia, pronti ad astenersi, andavano concordate e non catapultate dall’alto.
La partita si è giocata tutta sui nervi e sulla tattica politica, alla fine ha vinto il caos facendo venire fuori plasticamente le lotte interne al Pd. Il risultato è che il sindaco diventerà presidente dell’Ato senza che l’aula abbia espresso il suo parere, seppure non vincolante.
Foti sarà affiancato da due vicepresidenti che dovrebbero essere il sindaco di Sperone, in quota Udc, e quello di Lauro, Antonio Bossone, in quota Forza Italia, subentrato dopo la rinuncia di Gambacorta.
Commenta l'articolo