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Politica

De Mita da Flumeri ''apre'' al sindaco di Avellino

DE MITA

Dalle difficoltà si esce utilizzando la politica non come esercizio del potere, ma per riflettere insieme con l’obiettivo di trovare una soluzione alle difficoltà. L’europarlamentare dell’Udc, Ciriaco De Mita, apre un confronto dialettico sulla crisi in atto al comune di Avellino e da Flumeri, dove ieri mattina ha partecipato alla presentazione del suo libro “La storia d’Italia non è finita” rilancia anche il ruolo dei governi locali, ritenuti alla base della democrazia. L’ex capo del governo, che da aprile del 1988 a luglio del 1989 fu alla guida del pentapartito formato da democristiani, socialisti, repubblicani, socialdemocratici e liberali, è tornato sulle recenti vicende legate alla nascita del Partito democratico ricordando che il suo mancato passaggio nel Pd fu in parte determinato dall’assenza di un progetto politico serio e dall’altro dalla volontà di tenere fuori solo per ragioni anagrafiche chi aveva, al contrario, sempre sostenuto il dialogo tra i moderati ed i comunisti. La sommatoria tra gli ex democristiani e comunisti non ha funzionato e De Mita fino all’ultimo spera che quei politici ritenuti morti possano seppellire i vivi. Giudizio contrastante rispetto a quello espresso dall’ex consigliere regionale Luigi Anzalone, sul presidente della repubblica Giorgio Napolitano, che secondo il leader di Nusco davanti allo smarrimento e l’incapacità della politica è l’unico vero difensore delle istituzioni e della democrazia. Sul sistema elettorale si vada verso il proporzionale (De Gasperi – ricorda – non cercò unespediente per garantirsi la maggioranza, ma un sistema politico che dette la possibilità di governare a chi aveva vinto facendo così crescere la politica). “Non si vince facendo gli sgambetti per far governare chi ha perduto le elezioni”. Sul libro De Mita ha spiegato che non si tratta di un’opera strettamente storica, nel senso che narra solo della sua esperienza vissuta in quegli anni senza preoccuparsi di riscontri ed incroci di dati e testimonianze per risalire alla verità storica oggettiva. Una base sulla quale riflettere, perché, conclude, la storia non si corregge ma continua con il pensiero che rappresenta la ricerca continua delle soluzioni.

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