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Politica

De Mita e Bertinotti, confronto-scontro su Berlinguer e gli anni del Pci/VIDEO

Il democristiano e il comunista. Un confronto d’altri tempi. Da Gramsci a Togliatti, dal golpe cileno al compromesso storico, e soprattutto da Berlinguer a quel che resta del suo pensiero.
In pratica la storia d’Italia del dopoguerra passata sotto la lente d’ingrandimento di due protagonisti: Ciriaco De Mita e Fausto Bertinotti.
L’occasione è stata la presentazione in una cantina di Salza Irpina del Libro ‘’Tutta colpa di Berlinguer’’, scritto Francesco Serra di Cassano, ritratto generazionale di quando la politica era totalizzante, smuoveva passioni ed entrava nella vita dei militanti, soprattutto a sinistra. Soprattutto quando in tasca si aveva la tessera del Partito Comunista, una sorta di chiesa laica che venerava i suoi segretari come fossero pontefici. Bertinotti ricorda, infatti, ''che il leader del Pci non poteva dimettersi perché il suo ruolo era sacrale, ed anche chi lo avversava dall’interno, non lo metteva mai in discussione''.
Il confronto-scontro è vivace. Il ''diavolo e l’acqua santa'' concordano, però, su un punto: l’inattualità del pensiero berlingueriano. Per De Mita ''nessuno nella sinistra attuale alimenta il suo messaggio, non per celebrare un ricordo, ma per riprendere i fili del pensiero’’.
L’aneddotica demitiana è come sempre ricca, così l’ex Presidente del Consiglio, per sottolineare che i democristiani non erano quei fascisti dipinti a sinistra, ricorda quando il gruppo militante degli Inti-Illimani lo ringraziò per aver contribuito alla liberazione del Cile dal dittatore Pinochet.
Per Bertinotti nella vicenda berlingueriana ci sono luci e ombre. GUARDA L'INTERVISTA

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