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Tra vittime e macerie: Pertini, il Presidente degli irpini /VIDEO

“Ho assistito a degli spettacoli che mai dimenticherò. Interi paesi rasi al suolo, la disperazione dei sopravvissuti”, raccontava l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini che arrivò nei paesi distrutti dal sisma del 23 novembre 1980, subito dopo che era giunta a Roma la notizia della catastrofe. Erano le 19.35 di 42 anni fa quando una scossa di magnitudo 6.9 provocò 2914 morti, più di 8 mila feriti, oltre 280 mila sfollati.

Durò 90 secondi. Istanti che cambiarono per sempre il volto dell’Irpinia. Tutti ricordano lo strano caldo di quella domenica. L’epicentro fu tra i comuni di Teora, Castelnuovo e Conza della Campania e i comuni interessati dalla scossa furono 679. Tra quelli più duramente colpiti anche Lioni, Sant'Angelo dei Lombardi dove i morti furono 482, Senerchia, Calabritto, Laviano.

Danni furono registrati anche in Basilicata, in provincia di Foggia, nel napoletano. “A distanza di 48 ore non erano giunti gli aiuti necessari”, tuonò il presidente Pertini pochi giorni dopo la catastrofe. Da qui l’appello, a dare al più presto una casa a chi era rimasto senza, a dare ricovero ai superstiti in alloggi in cui poter passare l’inverno. “Il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi”, disse. 

Dalle macerie, i gemiti dei sepolti vivi. I superstiti vagavano impotenti, senza mezzi per poter prestare soccorso. Carabinieri, esercito, volontari fecero il possibile per dare aiuto alle popolazioni colpite. Dopo il sisma, nacque la protezione civile coordinata da Giuseppe Zamberletti. Si partì con la ricostruzione, 30 miliardi di lire furono stanziati dal governo per costruire nuovi alloggi che potessero ospitare gli sfollati. L’Irpinia guardò avanti ma restano crepe e ferite.

(Foto Agf, Agenzia Giornalistica Fotografica)

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