Seguici su

Ciao, cosa stai cercando?

Canale 58Canale 58

Rubriche

Strage Bus, 53 anni di galera per 40 morti: cronaca di un processo

Cinque anni e mezzo di udienze, 15 imputati, perizie e controperizie, interrogatori, testimonianze. Alla fine nel processo per la strage del bus precipitato dal viadotto Acqualonga, sull'A16, nel territorio di Monteforte, le condanne sono state otto, per un totale di 53 anni di galera.

Il più grave incidente stradale della storia d'Italia si verificò il 23 luglio del 2013, di domenica: morirono in 40, stavano tornando a Pozzuoli dopo una gita a San Giovanni Rotondo. Mentre viaggiavano sulla Napoli-Canosa, i primi guasti al mezzo, poi la rottura dei freni, l'impatto con le auto in corsa, il volo dal viadotto: il buio.

A leggere la sentenza del giudice monocratico Luigi Buono - in attesa della pubblicazione delle motivazioni - appare chiaro come le maggiori responsabilità dell'incidente vengano attribuite innanzitutto a Gennaro Lametta, proprietario del bus, titolare della 'Mondo Travel' e fratello di Ciro, l'autista morto nello schianto. 12 anni per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e falso. Condanna che conferma la richiesta dei Pm Rosario Cantelmo e Cecilia Annecchini. In secondo luogo viene sancita la colpa di una funzionaria della Motorizzazione Civile di Napoli, Antonietta Ceriola, 8 anni di reclusione per gli stessi reati di Lametta. E' stata lei ad aver attestato la revisione fasulla. Quel mezzo non era nelle condizioni di circolare e chi era tenuto a verificarlo non lo ha fatto. 

Solo dopo vengono le responsabilità di Autostrade per l'Italia - dei dirigenti locali e non dei vertici - condannati per disastro colposo e omissione in atti d'ufficio. Assolti l'Amministratore delegato Giovanni Castellucci e l'ex Direttore generale Riccardo Mollo, insieme ad altri quattro, per non aver commesso il fatto. Il fatto in questione è la mancata manutenzione delle barriere di protezione che avrebbero dovuto reggere all'impatto con il bus, evitando al mezzo di finire nella scarpata. Di questo il giudice ha ritenuto responsabili solo dirigenti e funzionari locali, quelli che avevano competenza sul tratto dell'A16, condannati con pene dimezzate rispetto alle richieste.

Come noto, la sentenza di primo grado ha scatenato la rabbia dei familiari: urla e lacrime in un'aula affollata di avvocati, cronisti, parenti. Si aspettavano che a pagare fossero i vertici della società e non, invece, ''i pesci piccoli''.

A rincarare la dose la polemica politica, con i due vicepremier Di Maio e Salvini sorpresi dall'assoluzione dei vertici di Autostrade e dunque critici nei confronti della sentenza, tanto da confermare l'intenzione di non rinnovare la concessione ad Autostrade spa, come annunciato dopo un'altra tragedia, il crollo del Ponte Morandi di Genova. Magistrati e penalisti a loro volta hanno stigmatizzato le parole dei  vicepremier, sottolineando come anche diversi funzionari di Autostrade (6 su 12) siano stati condannati. Insomma, come sempre accade in Italia, è finita in uno scambio di accuse.

Ovviamente la pronuncia del giudice Buono è solo la prima di una lunga serie. Accusa e difesa stanno già preparando ricorso in Appello.

Ci saranno nuovi processi, nuove sentenze. C'è, inoltre, un'altra inchiesta, avviata su sollecitazione del Pm Cantelmo, riguarda le barriere istallate su altri undici viadotti del tratto autostradale irpino. Un'inchiesta che ha l'obiettivo di evitare che tragedie del genere si ripetano. Auspicio condiviso da tutti, in primo luogo dai familiari delle vittime. Per anni hanno presidiato il Tribunale, sfidando la rabbia e la stanchezza, in attesa di una giustizia che oggi non ritengono di aver ottenuto.

Commenta l'articolo

Copyright © Mediainvest srl - Tutti i diritti riservati - Web Agency: Progetti Creativi
La riproduzione di tutto o parte del contenuto di questo sito è punibile ai sensi delle leggi vigenti
Privacy Policy